domenica 29 giugno 2008

E i finanziamenti per il mio Impianto Geotermico in Basilicata?


Dopo aver bloccato di fatto l'eolico lucano ho notato che la Regione Basilicata non incentiva gli impianti geotermici allora ho detto a un mio amico:
''Hai visto la Regione Basilicata non incentiva le pompe di calore geotermiche in Lucania! E' una vergogna!''
mi ha risposto:
"E che è un impianto geotermico????"

Allora facciamo un pò di chiarezza...

Il riscaldamento geotermico, o sistema termodinamico ai sensori interrati, consiste nel prelevare le calorie presenti nel suolo e nel trasferirle all’abitazione. La larga diffusione di questo sistema, che riguarda le strutture in fase di costruzione come quelle in fase di ristrutturazione, in quelle singole come in quelle condominiali si spiega per i suoi vantaggi economici ed ecologici.

Per utilizzare questa riserva di calorie accumulate dalla terra, il sistema geotermico utilizza un circuito frigorifero basato su un principio termodinamico. Il calore, costantemente rinnovato dal sole, dalla pioggia e dall’azione del vento, è prelevato grazie a un sensore interrato a circa 60 cm di profondità o a una sonda geotermica verticale. Si tratta di una rete di serpentine, invisibile e inalterabile, interrata in una zona del giardino. La grande quantità di energia presente nel terreno e il principio di funzionamento del sensore garantiscono la totale efficienza di quest’ultima nel tempo.

Una pompa di calore permette di sfruttare l’energia rinnovabile ”gratuita” trasferendola all’interno dell’abitazione attraverso un circuito di distribuzione. Le calorie catturate dal sensore all’esterno, e attraverso la pompa di calore, coprono interamente le esigenze di riscaldamento domestico.

Sono disponibili tre soluzioni tecnologiche, a seconda delle necessità di riscaldamento e della configurazione della struttura abitativa:

La tecnologia a espansione diretta (suolo/suolo)

Nel sistema a espansione diretta, il trasferimento di calore avviene grazie al fluido frigorigeno circolante in circuito chiuso attraverso la pompa di calore e il pavimento radiante. Si tratta di un circuito frigorifero semplice, nel quale il sensore esterno e il pavimento radiante fungono rispettivamente da evaporatore e da condensatore: evaporazione e condensazione avvengono progressivamente, garantendo il buon funzionamento del sistema.

Il compressore e la valvola di espansione vanno a costituire una pompa di calore installata nel garage, nella cantina o in un locale tecnico. È possibile utilizzare più di un compressore, a seconda che si vogliano scaldare più zone dell’abitazione a temperature diverse. Il sistema a espansione diretta consente di ottenere il massimo rendimento con una superficie di captazione ridotta.

La tecnologia acqua/acqua

La soluzione “acqua/acqua” prevede che il calore venga trasmesso attraverso un circuito idraulico (acqua glicolata nei sensori esterni, acqua nel pavimento radiante).

La pompa di calore comporta, oltre al compressore e alla valvola di espansione, due scambiatori di calore; al loro interno, i processi di evaporazione e di condensazione rilasciano l’energia che servirà a scaldare l’acqua. La tecnologia acqua/acqua permette inoltre di utilizzare i radiatori già presenti (a una temperatura massima di 47°C). La superficie di captazione richiesta è superiore rispetto a quella prevista dal sistema a espansione diretta. Tuttavia, è possibile ridurla, nei casi in cui la configurazione del terreno lo permette, utilizzando sonde verticali che penetrano maggiormente nel suolo (sonde geotermiche).

La tecnologia suolo/acqua

Si tratta di una combinazione dei due sistemi precedenti. La soluzione suolo/acqua, infatti, associa l’utilizzo di un fluido frigorigeno all’interno del sensore a quello di un circuito idraulico per il pavimento radiante o i radiatori.

Come nel sistema a espansione diretta, l’evaporazione avviene direttamente nel sensore esterno. La pompa di calore prevede un condensatore grazie al quale l’energia è rilasciata e destinata a scaldare l’acqua che circola nel pavimento radiante o nei radiatori. La tecnologia mista, come quella “acqua glicolata/acqua”, permette di sfruttare la rete di radiatori già installata.

Il massimo confort

Il riscaldamento geotermico è tra le soluzioni di riscaldamento all’avanguardia in termini di confort .

Grazie al riscaldamento geotermico si possono definire delle “zone di confort”, tenendo conto dell’uso che si fa delle diverse stanze secondo il proprio stile di vita. Le possibilità di regolazione della temperatura variano a seconda della soluzione tecnologica adottata.

Il sistema a espansione diretta permette che ciascuna zona (zona giorno e zona notte) abbia la temperatura prescelta, questo grazie a un compressore che restituisce una potenza appositamente regolata. Nei sistemi a distribuzione idraulica, invece, l’impostazione della temperatura avviene regolando la portata dell’acqua che circola nei tubi del pavimento radiante.

Prima di installare l’impianto è possibile individuare le stanze soggette a maggiore dispersione (solitamente quelle esposte a nord) e trasferirvi più calore aumentando il numero dei tubi radianti.

Pavimento radiante: il riscaldamento uniforme
Il pavimento radiante a bassa temperatura rappresenta la soluzione ottimale per una distribuzione del calore uniforme. L’ambiente è sano visto che l’aria non è mai secca, durante l’inverno i pavimenti non sono mai freddi e, per finire, nell’abitazione non ci sono più ingombri.

Acqua calda ad uso domestico in abbondanza
La produzione di acqua calda sanitaria è garantita senza costi aggiuntivi, grazie alla temperatura elevata del fluido frigorigeno in uscita dal compressore: uno scambiatore di calore posto intorno al bollitore permette per esempio di scaldare 300 litri di acqua.

Il confort in tutta libertà
Confort significa anche libertà: scegliendo il riscaldamento geotermico, infatti, non sarà più necessario pensare al rifornimento della caldaia o alla ripulitura periodica. Di facile impiego, questo sistema non richiede particolari interventi di manutenzione.

Riscaldare al miglior prezzo

Beneficiare del massimo confort a costi decisamente inferiori rispetto a quelli che comporta un sistema tradizionale. Per esempio, per 1 kW di elettricità consumato dal compressore, il calore trasferito all’abitazione va, a seconda delle caratteristiche dell’impianto, dai 3 ai 4 kW (e anche oltre). Il risparmio realizzato può essere anche del 75% rispetto al classico sistema di riscaldamento elettrico per le ragioni sopraccitate, e addirittura aumenta se si pensa che le spese di manutenzione, per esempio di pulitura, sono eliminate. A titolo indicativo, i costi per il riscaldamento e la produzione di acqua calda per un’abitazione di 120 m2, a 700 m di altitudine nella regione della Haute-Loire, si aggirano intorno ai € 30 al mese.

I costi iniziali di installazione si avvicinano a quelli richiesti da un sistema tradizionale di riscaldamento. Tuttavia, i costi di esercizio nettamente inferiori permettono di ammortizzare presto la spesa iniziale.




giovedì 26 giugno 2008

PIAGGIO HyS scooter ibrido della Piaggio:considerazioni e foto




PIAGGIO HyS (Hybrid Scooter)

Da sempre attenta ai temi dell’ambiente e di una mobilità eco-compatibile, Piaggio presenta oggi una motorizzazione ibrida destinata a rivoluzionare il settore della mobilità urbana.

Lo scooter è sinonimo di mobilità urbana: è il mezzo ideale per districarsi rapidamente nel traffico congestionato della metropoli ma anche per piacevoli evasioni nei week-end.
Negli ultimi anni, tuttavia, l’esigenza di ridurre i livelli di emissioni gassose inquinanti ha portato alla creazione di aree a traffico limitato sempre più vaste. Zone da cui spesso anche gli scooter sono stati banditi. Sono nati così i veicoli elettrici, che grazie a un propulsore a “emissioni zero” permettono di circolare ovunque.
Entrambe le motorizzazioni, termica ed elettrica, presentano pregi e difetti che, in molti casi, risultano essere complementari: grande autonomia, potenza e “allungo” per i motori a scoppio, che sono però penalizzati dall’emissione gas di scarico (seppur rigidamente regolamentati dall’attuale normativa Euro 3); emissioni zero e spunto da fermo particolarmente brillante, invece, per i propulsori elettrici che sono peraltro limitati dalla scarsa autonomia delle batterie e da velocità massime contenute.
Con Piaggio HyS non si deve più scegliere tra prestazioni ed ecologia, tra un veicolo per recarsi a lavorare in centro e uno per i percorsi più lunghi, anche extraurbani.
HyS è il rivoluzionario sistema di propulsione ibrida che Piaggio ha sviluppato nell’ottica di una decisiva evoluzione della mobilità urbana, unendo i vantaggi del motore a benzina a quelli del motore elettrico.
HyS non si limita infatti a offrire due distinte possibilità di propulsione, ma le integra in un sofisticato sistema che permette di coniugare la potenza del motore termico e lo spunto di quello elettrico. Questo scooter ibrido non teme i tragitti extraurbani e può viaggiare anche nelle ZTL: due scooter in uno, insomma, per una mobilità pratica, facile, economica e divertente, a 360 gradi.

Due motori in uno

Piaggio HyS è un ibrido di tipo “parallelo” in cui i due motori, elettrico e a scoppio, sono integrati tra loro meccanicamente ed elettronicamente e risultano in grado di fornire simultaneamente potenza alla ruota, dando luogo a una sinergia tecnica vincente.
In questa propulsione integrata termico/elettrica, il motore “termico”, cioè quello a benzina, funziona come un normale motore quattro tempi catalizzato, con ottime prestazioni, emissioni ridotte, bassi consumi e ampia autonomia. Il cambio automatico, l’avviamento elettrico e lo starter automatico garantiscono la consueta vivacità e facilità d’uso sia in città sia nei percorsi extraurbani.
Ma durante il normale funzionamento il motore termico, oltre a garantire le brillanti prestazioni del veicolo, tiene anche sotto carica le batterie destinate ad alimentare l’“anima elettrica” del veicolo, annullando pertanto il limite della loro capacità.
La “collaborazione” tra i due propulsori di HyS non si ferma qui: ogni volta che è richiesta un’accelerazione particolarmente vivace, come accade nelle partenze da fermo, il motore elettrico entra in azione e supporta il propulsore termico, fornendo prestazioni superiori fino all’85% che offrono al veicolo prontezza ed efficacia nei primi metri, cioè proprio quando serve nella guida cittadina.
La sinergia dei due motori, ottenuta attraverso la gestione elettronica integrata, consente di avere non solo migliori prestazioni, ma anche una riduzione dei consumi di benzina (percorrenza fino a 60 km/l) e delle emissioni di CO2, che scendono a soli 40 g/km (valori su utilizzo 65% ibrido e 35% elettrico).
Ma HyS non è soltanto un “comune”, sofisticatissimo sistema di propulsione ibrida: laddove gli altri scooter si fermano, HyS procede spedito e silenzioso, grazie alla possibilità di funzionare con il solo motore elettrico con una autonomia fino a 20 km.
Basta infatti una semplice rotazione del selettore posto sul manubrio per disinserire il motore termico e trasformare HyS in uno scooter totalmente ecologico, uno “Zero Emission Vehicle” che può circolare con pieno diritto in tutte le zone interdette ai motori a scoppio. Un’altra rotazione del selettore e ogni problema di autonomia scompare: il motore termico si risveglia e torna ad essere il propulsore principale del veicolo, ricaricando le batterie mentre si percorrono zone aperte al normale traffico veicolistico.
Una volta in garage si può scegliere di ricaricare le batterie attraverso la rete elettrica, con il caricabatterie a 220V integrato nell’elettronica di bordo. Così facendo si riducono le spese di esercizio, visto il costo inferiore dell’energia elettrica rispetto a quello della benzina.

Tanta tecnologia a portata di mano

Pur adottando soluzioni tecnologiche innovative, di assoluta avanguardia, HyS è estremamente facile e intuitivo nell’utilizzo.
Il guidatore, oltre a gestire il veicolo per mezzo dei normali comandi (acceleratore, freno e comandi ausiliari al manubrio), ha a disposizione un apposito selettore per impostare le diverse modalità operative: tre ibride, il puro elettrico e la retromarcia.
Nelle prime tre modalità, HyS gestisce la potenza erogabile dai due motori (termico ed elettrico) per mezzo di un sistema di tipo Drive-By-Wire: la richiesta di coppia da parte del pilota, che agisce su acceleratore e freno, viene infatti elaborata dal sistema integrato di gestione elettronica (SGE) che, sulla base di diversi parametri (per esempio lo stato di carica delle batterie), ripartisce opportunamente la potenza tra i due motori. In condizioni di decelerazione e frenata, il sistema di controllo recupera e accumula energia nella batteria; energia che nei normali veicoli viene perduta.
Le modalità ibride sono state pensate nell’ottica di ottimizzare le prestazioni, i consumi e la carica delle batterie dello scooter.
In modalità puro elettrico, invece, HyS disinserisce il motore a scoppio, trasformandosi in un silenzioso veicolo elettrico a zero emissioni gassose.
Particolarmente utile nelle manovre di parcheggio è infine la modalità retromarcia, che utilizza la spinta del propulsore elettrico.
Inoltre il controllo di tipo Drive-By-Wire, non solo consente al sistema di controllo la gestione più opportuna dell'erogazione di potenza combinata dei due motori, ma “obbliga” anche il motore termico a lavorare nei punti di massima efficienza, riducendo così il consumo specifico, con evidenti vantaggi in termini di minor consumo e di minori emissioni.

Tanta tecnologia c’è ma… non si vede. Dal punto di vista estetico i tre modelli HyS sono identici ai veicoli a propulsione “tradizionale” da cui derivano.
Su X8 e MP3 le batterie di trazione sono infatti state “nascoste” nel vano sottosella, che mantiene uno spazio sufficiente ad alloggiare un casco e altri oggetti. Sulla Vespa LX, invece, lo spazio di carico per il casco è offerto con l’aggiunta di un comodo bauletto posteriore.
Il livello di carica delle batterie è sempre sotto l’occhio del conducente, grazie a un indicatore integrato nel cruscotto. La ricarica tramite rete elettrica avviene semplicemente attraverso un normale cavo elettrico da inserire, a quadro spento, nell’apposita presa. Il tempo di ricarica è di circa 3 ore.

Fonte: http://www.piaggiogroup.com/news/2007/piaggio_hys_hybrid_scooter_.htm
ma ecco alcune foto del motore: (notate gli avvolgimenti di rame del rotore)
L'accoppiamento mi sembra parallelo.

mercoledì 25 giugno 2008

In memoria di Giovanni Lindo Ferretti

Dopo un passato nell'estrema sinistra extra-parlamentare di Lotta Continua, negli ultimi anni ha riscoperto le proprie origini cattoliche ed ha maturato idee politiche che lo hanno portato a votare per la coalizione di centro-destra nelle elezioni dell'aprile 2006. In un'intervista di Antonio Socci pubblicata dal quotidiano Libero Ferretti dichiara la scoperta dei testi del neo eletto papa Ratzinger e di cattolici come don Giuseppe Dossetti. Grazie all'incontro con il movimento di Comunione e Liberazione, ha partecipato all'edizione 2007 del Meeting di Rimini, parlando ad un incontro sui preti della Fraternità Sacerdotale di San Carlo Borromeo. Durante l'8 Marzo del 2008 Ferretti ha partecipato ad una manifestazione indetta dalla lista antiabortista Pro-life creata da Giuliano Ferrara, pronunciando un discorso a favore delle istanze di tale movimento politico. [1]

Ciao Giovanni Ti ricorderemo sempre così:






martedì 24 giugno 2008

Finanziamo chi acquista un auto elettrica in Basilicata

Propongo l'incentivo da parte della regione Basilicata per chi acquista un auto elettrica.

L'incentivo dovrebbe essere simile a quello che hanno fatto a Modena e si articolerebbe in due punti:

1 Dovrebbero venire esclusi dagli incentivi i veicoli ibridi, quei mezzi cioè che dispongono sia del motore tradizionale che di quello elettrico, perché ritenuti meno ecologici degli elettrici puri.

2 Si dovrebbero incentivare solo auto elettriche e non bici elettriche e altri ''giocattoli'' in più si dovrebbero finanziare almeno 350.000 euro. L’entità del contributo dovrebbe ammontare al 35% della spesa sostenuta, fino ad un massimo di oltre 5.000 euro per un autoveicolo.

Ecco perchè finanziare un auto elettrica come quella che commercializza la atea

auto che sarebbe già una valida alternativa a quelle con il motore a scoppio. Riporto dal sito le informazioni riguardo l'auto elettrica:

il veicolo elettrico presenta una serie di vantaggi peculiari che lo rendono particolarmente attraente per il traffico cittadino: emissioni nulle, silenziosità, maggior efficienza nei tragitti “stop and go”.

Impatto sui consumi elettrici

Anche un’introduzione consistente di veicoli a trazione elettrica, avrebbe un impatto assai modesto sui consumi energetici. Un’auto elettrica per percorrere 1 chilometro consuma quanto 2 lampadine da 100 W accese per 1 ora. L’introduzione di 1 milione di veicoli elettrici in Italia, incrementerebbe i consumi di energia di circa 5000 MWh al giorno cioè l’equivalente dello 0.8% dei consumi totali.

Il veicolo elettrico

ATEA S.p.A.di Bardello (VA) è oggi in grado di produrre veicoli a trazione elettrica dal funzionamento sicuro ed affidabile. I veicoli elettrici prodotti da ATEA S.p.A. sono alimentati da una batteria al sodio-nichel cloruro in grado di erogare un’energia di circa 20 kWh e una tensione di oltre 250 V.

Le batterie al sodio-nichel cloruro sono state sviluppate a partire dalla metà del 1970. Attualmente sono sviluppate e commercializzate dall'azienda svizzera MES-DEA SA con il nome ZEBRA, acronimo per "Zero Emission Battery Research Activity" (Attività di Ricerca per Batterie a Zero Emissione). La tecnologia è molto promettente poiché, a parità d'energia, il peso della batteria (165 kg) ècirca un quarto rispetto ad una batteria al piombo-acido.

Con questo tipo di batteria il veicolo può avere un’autonomia di 120 km ed è in grado di raggiungere una velocità massima di 120km/h. In Italia il 30% circa degli spostamenti in auto in ambito cittadino copre una distanza inferiore ad 1 km, il 50% inferiore a 3 km e l’80% inferiore a 10 km, quindi l’autonomia garantita è più che sufficiente a coprire qualsiasi esigenza. La ricarica della batteria avviene attraverso una normale presa di tensione a 220 V e il tempo necessario per la ricarica completa è di circa 8 ore. Durante le operazioni di ricarica della batteria, non vengono emessi gas nocivi per l’ambiente. Il costo dell’energia elettrica necessaria per la ricarica completa della batteria è di circa € 2,00. Il costo per percorrere 120 km con un veicolo elettrico è di € 2,00; la stessa distanza percorsa con un veicolo tradizionale alimentato a benzina ha un costo di circa € 10.00. In caso di sostituzione, i materiali costituenti la batteria sono completamente riciclabili o di innocuo smaltimento (ceramica, acciaio, sale).

ATEA S.p.A., accreditata presso il Ministero dei Trasporti Italiano, ha la possibilità di produrre in piccola serie (500 pezzi/anno) Panda elettriche in versione berlina e Van 2 posti.

ATEA S.p.A. ha ottenuto il nulla osta alla conversione in veicolo elettrico per Renault Twingo; i veicoli possono essere omologati e successivamente immatricolati in unico esemplare.

L'auto elettrica è il futuro e con le prossime batterie della Bollorè diventerà anche conveniente effettuare dei retrofit elettrici cioè la conversione di veicoli esistenti in veicoli elettrici.

Ecco dal sito di Repubblica l'auto Bollorè (batterie) - Pininfarina (tutto il resto).

I tempi di carica per rifare un pieno completo sono di circa 5 ore,
ma con soli 5 minuti di ricarica la vettura può percorrere 25 km

Ecco l'auto elettrica Pininfarina
Nascerà a Torino con la Bolloré

di VINCENZO BORGOMEO



Un disegno del prototipo Blue Car della Bolloré dal quale deriverà dal punto di vista meccanico l'auto elettrica Pininfarina


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E' ufficiale: torna l'auto elettrica. E torna dalla porta principale, grazie ad un maxi accordo (società paritaria e 150 milioni di investimento) fra il colosso francese Bollorè e la Pininfarina.

La macchina non sarà infatti una "golf car" né una "vetturetta" per 14enni ma una vera berlina, con tanto di nobile marchio Pininfarina sul cofano. Avrà quattro posti e avrà un'autonomia di 250 km su percorsi urbani, quelli più difficili, perché pieni di accelerazioni e frenate.

Il segreto di questa super auto elettrica (che non ha altri motori, quindi è una pura Zero Emission Vehicle) sta tutto nel suo cuore fatto di rivoluzionarie batterie Lithium Metal Polymere sviluppate proprio dal Gruppo Bollorè.

Al gruppo francese hanno lavorato 15 anni per realizzarla e per questo hanno creato specifiche fabbriche in Gran Bretagna (Erguè-Gaberic) e nel Canada (Montreal): il risultato è quello di disporre di una densità di energia elevata e di una durata di vita importante che permette ad un veicolo equipaggiato di percorrere più di 200.000 km.

La tecnologia Lithium Metal Polymere è una tecnologia "solida". Non necessita infatti di alcun liquido, cosa che evita ogni fenomeno di fuoriuscita che possa causare surriscaldamenti e incendi. La stabilità dei materiali contribuisce alla sicurezza della batteria con temperature di auto-infiammazione superiore a 200 gradi centigradi e senza alcuna possibilità di esplosione.

"La grande capacità della nuova batteria permetterà all'auto elettrica - spiegano alla Pininfarina - di avere una partenza molto rapida (4,9 secondi per raggiungere i 50 km/h), di sorpassare in tutta sicurezza ogni veicolo grazie alle sue accelerazioni e di raggiungere la velocità massima di 130 km/h. Questa vettura è, inoltre, interamente automatica. L'auto può essere ricaricata su qualunque presa elettrica utilizzata per le abitazioni. I tempi di carica per rifare un pieno completo sono di circa 5 ore, ma con soli 5 minuti di ricarica la vettura può percorrere 25 km. Esiste già un certo numero di prese di ricarica elettrica situate nelle vie delle grandi città del mondo, ma con lo sviluppo delle vendite, le municipalità, le stazioni di servizio e i parcheggi se ne equipaggeranno".

Il prototipo Pininfarina Nido del 2004


Ma come sarà e, soprattutto, quando arriverà tanta meraviglia? Alla prima domanda è difficile rispondere perché tutto è avvolto dal più totale segreto. Di certo la vetturetta sarà molto simile come volumi - la meccanica è la stessa - alla Blue Car della Bolloré che illustriamo in queste pagine, ma non mancheranno ovviamente ispirazioni stilistiche alla Nido, la concept car che Pininfarina presentò nel 2004.

Alla seconda domanda, sulla data di commercializzazione, è più facile rispondere: non prima di due anni e mezzo, anche se sarà venduta contemporaneamente in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone, ma il prezzo è tutto da definire, anche se le prime indiscrezioni parlano di circa 20 mila euro con una stima produttiva di 15.000 vetture all'anno. Gli ambientalisti sono già in festa.
(21 dicembre 2007)

domenica 22 giugno 2008

Sistemi Fotovoltaici a Concentrazione RawSolar (USA) VS Suntogrid(Italia)

Un sistema Fotovoltaico a concentrazione è un sistema formato da una grande superficie di specchi (o lenti) che concentra la luce solare su una ridotta superficie di celle fotovoltaiche ad elevata efficienza.
Adesso ce ne sono molti di questi sistemi ma i migliori sono due uno italiano e uno statunitense.
Di quello italiano non se ne hanno più notizie l'ultima riportava:"" L'idea è italiana, diretta da Giuliano Martinelli che ha Ferrara ha creato un'equipe di 30 ricercatori, è stata in grado di attirare l'attenzione di colossi come STMicroelectronics.
Nel consorzio operativo sono presenti anche l'Enel, l'Enea, il CNR per un totale di 24 partners.""
Per info il seguente link http://ws.fe.infn.it/fotovoltaico/index.php
Mentre quello statunitense è già in vendita (per info http://www.raw-solar.com/

Ricordo alcune parole di Rubbia: Se non le facciamo noi le rinnovabili le faranno gli Americani...

Ecco il video esplicativo del Raw Solar:




giovedì 19 giugno 2008

I giovani Diaframma

Diaframma - I Giovani.mp3 -

I giovani i giovani
sono venuti a cercarmi
ma io non ero a casa.
I giovani i giovani
sono venuti a cercare
me,
hanno sfondato la porta
hanno deriso il mio letto prigione
mi hanno detto
cosa fai li dentro
ma perche' ti nascondi
fuori il mondo cammina e va avanti
senza te
senza te.

Quando lei se ne ando'
io decisi che forse era meglio
lasciare la mia porta aperta
e aspettare che l'amore
ritornasse insieme al suo volto
da me.

Ma vennero ladri
vennero ladri e puttane
a prendersi tutto quello che avevo
che volete da me
io non vi ho mai voluto al mio fianco
che volete
da me.

Poi un giorno pensai
che forse era meglio gettare alle ortiche
tutto quanto il passato
ma chi se ne importa
e lei chissa' se ancora ci pensa
se pensa a me.
Ho aperto i miei occhi
spalancato le gambe e le braccia
e sentivo milioni di anni
di sconfitte e di marmo
teso contro la mia povera pelle.

Poi un giorno ancora
due labbra diventare un sorriso
e un giorno i giovani
sono tornati ad amare, me... me.

lunedì 16 giugno 2008

illuminazione a led: il futuro della luce (e in Basilicata quando la facciamo?)

La tecnologia LED (Light Emission Diode) per illuminazione, ha origine dall’elettronica consumer utilizzata per piccoli indicatori e spie luminose di tutti gli oggetti elettronici.

Questa luce, viene generata elettronicamente da un particolare componente (Diodo) di silicio e amplificata da una lente in plastica.

Sono quindi fonti luminose, puntiformi, cioè la diffusione della luce avviene con angoli fissi relativamente stretti.
La forma e la colorazione del LED è data dalla lente in plastica che racchiude il componente di Silicio.

I diodi LED per l’illuminazione, presentano il vantaggio di avere una alimentazione diretta, cioè non necessitano di riscaldatori o accenditori, hanno una luce ed un consumo costante.

Possono essere alimentati a tensione 12 - 24 - 120 -220 Volt, sia in tensione continua che alternata ed essere forniti con differenti colorazioni, Bianco Warm , Bianco Cool, Verde, Giallo, Rosso, Blu.

In funzione del colore, la resa luminosa per singolo led è la seguente :

Bianco Warm = 15 lumen Rosso = 3 lumen Verde = 13 lumen

Bianco Cool = 15 lumen Blu = 5 lumen Giallo = 3 lumen

Rispetto ai classici sistemi d’illuminazione, i diodi LED si differenziano per avere una emissione luminosa direttiva, con angoli di emissione variabile da 30° a 120°.

Questo porta diversi vantaggi:

- Il costo e l’ingombro del lampione sono più ridotti.

- L’inquinamento luminoso è molto ridotto e facilmente controllabile.

- L’efficienza d’illuminazione è molto maggiore

L’Efficienza Luminosa è riferita a sorgenti luminose artificiali di tipo elettrico ed esprime il rapporto tra il flusso luminoso totale emesso da una sorgente e la potenza in ingresso della sorgente stessa. Si esprime in lumen/watt.
La Potenza Equivalente è una tabella di comparazione, a parità di resa di illuminazione, il consumo energetico per ogni tipo di sorgente luminosa

Tipo di sorgente luminosa

Efficienza Luminosa

Potenza Equivalente (W)

Lampade a LED

Lampade Sodio bassa pressione (SOX )

Lampade fluorescenti (neon)

Lampade a vapori di Mercurio

Lampade ad incandescenza

230

150

80

50

12,5

5,5

8,33

15,6

20

100


Per Uso Civile si intendono tutte quelle applicazioni private d’illuminazione.

Le nuove tecniche costruttive, permettono di realizzare vere e proprie lampadine a diodi led, immediatamente sostituibili alle lampade d’illuminazione classica ad attacco a vite.

La luce calda e le varie sfumature, permettono di creare luce in ambienti particolari, inoltre l’intensità luminosa può essere facilmente regolata con il cambio della corrente di alimentazione.

Il maggior costo della lampada iniziale, è compensato dalla lunga durata, maggiore di 10 volte rispetto alle classiche lampade a incandescenza, mentre il vantaggio di una luce ad intensità stabile, è la caratteristica migliorativa rispetto alle lampade a basso consumo, le quali necessitano di un tempo di riscaldamento per avere la massima resa luminosa.

Sono disponibili lampade ad attacco Edison con potenze da 2W a 12W, con rese di luminosità pari a lampade con potenza di dieci volte superiori.
Inscatolando una serie di LED all’interno di contenitori compatibili alle classiche lampade o fari, è possibile realizzare ogni forma di illuminazione

La circolazione stradale è governata da sistemi semaforici, e la segnalazione di pericoli stradali, viene assicurata da lampeggianti. Questi oggetti devono avere una altissima affidabilità, così che a tutt’oggi le lampade ad incandescenza, non sono state sostituite da altri sistemi d’illuminazione.

La bassa resa di queste lampade, rendono i sistemi semaforici, altamente energivori.

La sostituzione delle lampade ad incandescenza con lampade a diodi, porta grossi vantaggi, sia per quanto riguarda l’affidabilità, sia per il più basso consumo energetico.

Semafori e Lampeggianti - Vantaggi della tecnologia LED
- Consumo inferiore di corrente elettrica del 80%
- Maggior sicurezza e risparmio sulla manutenzione.
- La luce prodotta con la tecnologia LED è monocromatica, in qualsiasi colore; questo consente di avere una luce più intensa, armoniosa e brillante di quelle delle lampade a incandescenza.

Le lampade utilizzate hanno attacco tipo E27 e quindi perfettamente intercambiabili con le tradizionali lampade ad incandescenza pertanto è possibile la sostituzione anche sugli impianti classici, senza sostituzioni e nuovi investimenti

Lampioni stradali a LED

Analogamente è possibile la sostituzione della illuminazione notturna, con lampade a multi LED, che permettono di avere un valore d’illuminazione compatibile con le normative vigenti (30 lux).

L’uso di pannelli a multi LED, permette di realizzare nuove soluzioni architettoniche e sistemi d’illuminazione più ergonomici.

Tre sono i principali vantaggi derivati dall’utilizzo di questa tecnica d’illuminazione:

1) Riduzione dei consumi, infatti a parità di resa luminosa, i sistemi a LED hanno un consumo del 40% in meno rispetto agli attuali sistemi d’illuminazione a basso consumo (lampade al Sodio a bassa Pressione).

2) Nessuna manutenzione, in quanto i sistemi a LED hanno una vita minima di 50.000 ore (pari a 9 anni di utilizzo).

3) Minimo inquinamento luminoso, in quanto l’emissione direzionale riduce l’effetto dovuto alla luce riflessa.

Adesso ecco cosa hanno fatto a Torraca:
Convegno con economisti e esperti del settore Il sindaco: così tagliamo il 65% delle spese
Il paese-laboratorio della luce per il futuro si trova nel cuore della provincia salernitana. Torraca, 1400 abitanti che da agosto si serve solo della luce dei led, è diventata un grande centro di sperimentazione permanente. È il risultato già raggiunto dalla piccola comunità cilentana e dalla Cree, la multinazionale americana che ha pubblicamente approvato il lavoro compiuto dal sindaco Daniele Filizola con l’illuminazione con i led.
«Apprezziamo l'opera di questa piccola comunità - ha commentato soddisfatto Greg Merritt, direttore marketing dell'azienda statunitense - e il compito realizzato continua un processo iniziato negli Usa». Grazie all'attenzione ottenuta per il premio nazionale di Ecomondo per la luce a led, che riduce del 65% la spesa dell'illuminazione pubblica, gli interessamenti sono in forte crescita, tanto che la Cree corporation, colosso americano - nonostante la giornata dello sciopero nazionale dei trasporti che ha penalizzato l'intero paese - ha deciso di esserci. L'incontro, moderato da Pierangelo Piegari, giornalista del Tg1 e voluto dal comune e dall'Elettronica Gelbison, azienda di Ceraso che ha realizzato le luci, ha analizzato i problemi progettuali, la sicurezza, gli aspetti economici, giuridici e l'inquinamento luminoso, senza dimenticare le norme illuminotecniche europee ed il finanziamento per riprodurre il caso di Torraca, la prima Led City al mondo.
Emozionato il giovane sindaco Filizola ha ricordato che risparmiare il 65% dei consumi e raggiungere un'elevata efficienza ed affidabilità, sono successi che fanno gola un po' a tutti. «La sua durata è superiore a quella delle classiche sorgenti luminose -spiega Filizola che a 37 anni è al secondo mandato -. C'è minor manutenzione poiché le lampade durano 10 anni invece che tre, con conseguente risparmio, tra l'altro senza inquinamento luminoso». «Siamo passati da lampade di 150 watt a quelle di 36». L'impianto dei 600 punti luce è costato 200.000 euro; si prevede in 7 anni il rientro del capitale investito.
Il comune imprenditore aderisce al progetto "Comuni Azzero CO2" e, con il Conto Energia del ministero dell'Ambiente, ha realizzato ben 4 impianti fotovoltaici che faranno incassare circa 50.000 euro all'anno, utili destinati per migliorare il paese.
Il professor Luciano Di Fraia, docente di Illuminotecnica presso l'Università di Napoli e collaudatore dell'impianto, ha spiegato che siamo solo nel mezzo di un cammino di perfezionamento, "con i led si registra l'assenza di materiale nocivo per l'uomo (raggi ultravioletti o infrarossi) ed una maggiore durata". Ha inoltre sottolineato che ci sono ancora delle soglie di miglioramento da raggiungere.

Qualche sindaco lucano che va a farsi una bella gita a Torraca.




sabato 14 giugno 2008

L'auto ad acqua Genepax dal Giappone (sviluppiamola in Basilicata... )



Dal Corriere della Sera (se incominciano pure loro a diffondere queste notizie c'è ancora speranza)
La società giapponese Genepax ha depositato la domanda per ottenere il brevetto di un motore elettrico alimentato ad acqua. Qualsiasi tipo di acqua: dolce, salata o piovana. Se una inovazione del genere diventasse una realtà produttiva e di consumo sarebbe una vera rivoluzione. E in tempi di prezzi alle stelle per il petrolio una notizia come questa, naturalmente, ha una risonanza mondiale. Anche se dall'ideazione alla sua traduzione industriale il cammino è ancora lungo.


UN LITRO - Kiyoshi Hirasawa, amministratore delegato della Genepax, in un'intervista a una tv locale giapponese ha detto che il motore, con un solo litro di acqua, sarebbe in grado di far viaggiare un'auto per circa un'ora alla velocità di 80 km all'ora. «Non c'è bisogno di costruire un'infrastruttura per ricaricare le batterie, come avviene di solito per la maggior parte delle auto elettriche», ha aggiunto Hirasawa. Il motore funziona grazie a un generatore che la scompone l'acqua e la utilizza per creare energia elettrica. Hirasawa ha ammesso però che l'applicazione pratica non è nel futuro immediato e spera che il brevetto sia di interesse delle grandi case automobilistiche giapponesi. Serve ancora una fase di sviluppo e bisogna sperare che almeno uno dei grandi produttori creda in questa prospettiva. Anche perché al momento i progetti fanno in direzione opposta: motori a cellule di idrogeno che producono acqua nel processo, e non che la consumano. Lì i produttori hanno investito ingenti capitali. Avranno il coraggio di puntare e scommettere su un motore che utilizza il carburante più diffuso sul pianeta?

Dal sito in giapponese vedo di capirne di più. Stay tuned.

Considerazioni





http://www.genepax.co.jp/mechanism/system.html
Sono arrivato alle seguenti conclusioni:
1. allora entra acqua ed esce acqua e già questa è una conclusione.
2.Non serve solo per le macchine ma si potrebbe installare anche a casa sotto il lavandino per produrre elettricità o sulle navi potrebbe alimentarle direttamente dal mare, o alimentare case vicino ad un fiume.
3.il giapponese è una lingua bellissima ma purtroppo non ci si capisce molto.
4. Ho scoperto che chi conosce il cinese non capisce il giapponese e viceversa.
5. Se qualcuno studia giapponese mi contatti

venerdì 13 giugno 2008

idrati di metano: pericolo o opportunità energetica?


da "il manifesto" del 04 Maggio 2005
TERRA TERRA
I pericolosi tesori in fondo al mare

NICOLA SCEVOLA ,

Il 16 di aprile una spedizione scientifica finanziata dal governo degli Stati uniti è salpata da Houston, Texas, per il Golfo del Messico: per 35 giorni scandaglierà i fondali e raccoglierà dati in un paio di «fosse» profonde. Lo scopo dichiarato della missione è studiare i problemi di sicurezza per la perforazione di pozzi di gas e petrolio in presenza di idrati di metano nei fondali. «Idrati di metano» sono cristalli formati dal gas metano intrappolati a grandi profondità sotto il mare, compresso e solidificato a causa della forte pressione e della bassa temperatura. I problemi di sicurezza derivano dalla sua natura instabile: soprannominato «ghiaccio che brucia», allo stato solido assomiglia al ghiaccio, ma se riscaldato brucia come normale gas. A provocare il cambiamento di fase (dallo stato solido al gassoso) basta il contatto fisico - ad esempio della trivella che sta scavando un pozzo - e questo passaggio avviene con grande violenza, provocando fenomeni di instabilità dei fondali, come esplosioni o sismi. Così che oggi, quando le aziende di trivellazioni constatano la presenza di idrati di metano su un certo fondale, sono costrette a cambiare zona. Riuscire a scavare pozzi anche dove si trovano questi idrati di gas è lo scopo immediato della missione. Sullo sfondo però c'è un progetto più ambizioso: raccoglierli. Se la missione si rivelasse un successo, il premio sarebbe enorme. Gli scienziati valutano che, sparse sotto il fondo degli oceani e i ghiacci delle calotte polari, ci siano riserve di metano sotto forma di idrati più abbondanti di quel che rimane tra petrolio, carbone e gas messi insieme. E di fronte a una possibile nuova fonte di energia, il mondo industrializzato è un po' come un tossicodipendente alla ricerca della sua dose quotidiana: il bisogno di energia è impellente, e con i paesi spacciatori di petrolio sempre sull'orlo dell'instabilità e il prezzo del greggio in continuo aumento, trovare nuove risorse è diventato un imperativo.

Ray Boswell, direttore dei laboratori di ricerca sugli idrati di metano presso il Dipartimento dell'Energia del governo americano è ottimista. «Sono convinto che i giacimenti siano enormi e la possibilità di sfruttarli possa divenire realtà nel giro di poco più di un decennio», ci conferma. Le difficoltà da affrontare, però, sono ancora tante. La sua natura instabile, come detto, e poi i luoghi impervi dove è conservato, ne rendono difficile l'estrazione. Inoltre non è ancora chiaro se questo combustibile sia raggruppato in grandi depositi o se sia sparso tra i sedimenti dei fondali. In ogni caso, secondo Boswell, il potenziale di questa risorsa è talmente vasto da non poter essere ignorato. «Anche se solo una piccola percentuale d'idrati si rivelasse sfruttabile - spiega lo scienziato - sarebbe già una quantità sufficiente per giustificare lo sforzo».

Alcuni esperti, però, vedono l'impresa come una perdita di tempo in grado, al massimo, di posticipare la risoluzione di un problema. «I soldi investiti per cercare di estrarre idrato di metano - spiega il professor David Crabbe, esperto di gas e petrolio dell'Open University in Scozia - sarebbero meglio spesi nella ricerca di energie rinnovabili, unica soluzione ragionevole alla scarsità dei combustibili fossili». Anche le associazioni ambientaliste sono contrarie all'idea. Se una volta bruciato, il metano è considerato più pulito del carbone e del petrolio, allo stato naturale il gas può essere molto dannoso. «La sua capacità di aumentare l'effetto serra è notevole», spiega Kert Davies, esperto di combustibili fossili di Greenpeace. «Il metano è più stabile dell'anidride carbonica e, se rilasciato accidentalmente, crea nell'atmosfera una coperta molto più spessa e duratura».

I rischi connessi all'estrazione dalle profondità dei mari rendono quindi l'impresa poco raccomandabile. «Conosciamo meglio la luna che il fondo degli oceani - avverte Davies - e il processo d'estrazione dell'idrato di metano potrebbe avere conseguenze imprevedibili».

Gli idrati di metano, cosa sono:

Di che si tratta? «Si tratta di cristalli di ghiaccio – o gas idrati – composti di gas e metano, intrappolati da milioni di anni sotto ai margini continentali a causa dell’alta pressione e delle basse temperature», spiega John Farrell, responsabile scientifico della ricerca, che vede impegnati i migliori istituti oceanografici di venti nazioni, Italia compresa: «Riteniamo che sotto gli oceani ne esistano giacimenti immensi». A sollevare euforia tra gli esperti è la possibilità del loro sfruttamento commerciale in tempi forse, brevi. «Molto dipende dal prezzo del gas naturale», si sbilancia Farrel, «se la domanda fosse alta, basterebbero quindici anni». Nel frattempo, «la prima cosa da fare è censire i punti dove noi riteniamo possano trovarsi i giacimenti maggiori, un compito che potrebbe richiedere anni».

Già, dove sono i giacimenti? «Quasi sicuramente le zone più ricche corrispondono alle cosiddette zone di subduzione, dove i margini di una zolla tettonica scendono al di sotto di un’altra», spiega l’esperto. Una circostanza, questa, in grado di guardare all’Oceano Pacifico – martoriato da vulcani e terremoti – come area privilegiata, e che spiega il grande interesse alle ricerche del Giappone, quasi del tutto privo di giacimenti di petrolio ma potenzialmente ricco di metano all’interno delle acque territoriali. Non a caso, ricercatori giapponesi hanno lanciato la prima idea pompare acqua calda in modo da disaggregare le molecole di acqua e gas e formare pozze di metano “pronto da estrarre”.


Ghiaccio esplosivo

Sembrerebbe facile, ma non lo è. Gli stessi esperti americani non nascondono gli ostacoli ancora da scavalcare. Il rischio è che l’affare si trasformi in un boomerang per il clima terrestre: «Improvvisi rilasci di gas metano, che incombusto è un potente gas serra, potrebbe accelerare il riscaldamento globale», ammette Farrell, «con conseguenze disastrose sul clima e sugli oceani». Ugualmente inquietante è la possibilità di esplosioni accidentali. «Basta un leggero rialzo della temperatura dell’acqua di qualche grado», spiega Farrell, «perché le molecole di gas, altamente instabili, esplodano provocando voragini sul fondo oceanico. Se questo accadesse in prossimità di oleodotti li farebbe saltare in aria, provocando colossali sversamenti in mare».

Deflagrazioni accidentali del “ghiaccio esplosivo”, come è stato subito battezzato dai ricercatori, si sarebbero già verificati in passato. A testimoniarlo sarebbero soprattutto le analisi sul plankton, alcune anomalie di crescita del quale sembrano essere giustificate – secondo gli esperti – solo con il rilascio di gas metano in mare. In alcuni casi, queste esplosioni hanno avuto effetti davvero catastrofici: «Verissimo», conferma Farrell, «scoppi accidentali di depositi di gas idrati potrebbero essere all’origine di alcuni cambiamenti climatici degli ultimi 50 mila anni, e di frane e cataclismi sottomarini. Per esempio, la gigantesca onda tsunami che ha investito il Nord Europa 8000 anni fa».

Rischi non trascurabili, insomma, ma che non sembrano spegnere l’entusiasmo dei ricercatori. Dopo il successo dell’ultima spedizione nell’Atlantico, è stata già annunciata una nuova partenza: colonna portante delle ricerche, ancora una volta, la nave Joideas Resolution, il più sofisticato laboratorio scientifico navigante del mondo, in grado di compiere trivellazioni fino a 8200 metri di profondità, estrarre campioni di roccia e portarli intatti in superficie. Stavolta farà rotta nel Pacifico settentrionale, proprio di fronte alla coste dell’Oregon. Qui, trivellazioni sperimentali hanno evidenziato un giacimento di cristalli di gas ancora più ricco di quello dell’Atlantico. Il prezzo del petrolio continua a crescere, e la ricerca continua.

http://magazine.enel.it/boiler/arretrati/arretrati/boiler15/html/articoli/Giammateo-Energia.asp

Il pericolo:

Nel passato, erano i vulcani a cambiare la concentrazione del CO2 atmosferico. Oggi, lo stanno facendo gli esseri umani bruciando combustibili fossili, senza ancora rendersi conto che stanno trafficando con i meccanismi che rendono possibile la loro stessa esistenza. Già oggi, il riscaldamento causato dall’attività umana sta causando il rilascio di grandi quantità di metano dagli idrati polari. Questo sarebbe già preoccupante di per se, senza contare che c’è addirittura chi pensa di andare ad estrarre altro metano dagli idrati per usarlo come combustibile. Gli idrati sono una vera e propria bomba climatica, innescata e pronta a esplodere. Che qualcuno pensi veramente di andare a stuzzicare il detonatore per riempire i serbatoi delle SUV è una delle grandi follie del nostro tempo.

http://www.aspoitalia.net/documenti/bardi/motoclima/motoclima.html

MIODESOPSIE: in Basilicata vengono snobbate?

COSA SONO LE MIODESOPSIE

Il fenomeno delle mosche volanti è dovuto ad un deterioramento del corpo vitreo bilaterale. Il vitreo è una sostanza gelatinosa e inizialmente compatta che riempie lo spazio endoculare situato tra la retina e il cristallino.
Questa sostanza per un invecchiamento naturale o per altre concause (miopia ed altre) è comunque destinata a perdere parte della sua integrità, nel corso degli anni. Il fenomeno delle mosche volanti indica che il vitreo si è leggermente liquefatto e parte delle sue fibre si muovono dentro l'occhio.
La liquefazione del vitreo provoca spesso un distacco vitreo con conseguente prolificazione dei corpi mobili e possibili lesioni retiniche.
A causa dei continui movimenti dell'occhio le fibre vitreali deteriorate possono anche determinare la comparsa delle scintille luminose per una stimolazione meccanica della retina. In questo casi è necessario un esame routinario del fondo oculare per sorvegliare lo stato di salute della retina che, col tempo, potrebbe formare qualche piccolo forellino.

Distacco Vitreo

Il vitreo, che non va confuso con il cristallino, è la gelatina che riempie l'interno dell'occhio, a diretto contatto con la retina: nel disegno in basso è colorato in azzurro. Sono rappresentate tre fasi del distacco del vitreo, da sinistra a destra.
Per vari motivi (caldo, sudorazione, traumi tra le cause più comuni) il vitreo perde la sua componente acquosa e si contrae, come una spugna strizzata, distaccandosi progressivamente dalla retina. Il paziente vede spesso lampi luminosi e nota corpi mobili nel campo visivo. A seguito del distacco del vitreo dalla retina o della trazione esercitata in un punto dal vitreo sulla retina, si possono verificare dei piccoli fori retinici che una volta individuati devono essere circondati da un trattamento laser per impedire complicanze future quali il distacco della retina.

Sintomi

La sintomatologia tipica riferita è la visione di oggetti di varia forma e tipo che fluttuano dentro l'occhio e che sfuggono cercando di fissarli.
I corpi mobili risultano particolarmente evidenti quando la persona rivolge lo sguardo verso superfici chiare (come pareti bianche e cielo azzurro).
Sebbene il paziente abbia la sensazione di vederli sulla superficie oculare in realtà sono flottanti all'interno del vitreo e la loro percezione è dovuta alla proiezione sulla retina, ovvero sulla "pellicola fotosensibile" dell'occhio.
Il gel vitreale che riempie il bulbo oculare talora esercita trazioni sulla retina. Ciò causa la comparsa di flashes o di lampi luminosi in assenza di un vero stimolo luminoso.
Un sinotomo spesso riferito è infatti la comparsa di brevi flash luminosi spostando rapidamente gli occhi sull'asse orizzontale in condizioni di buio.
La stessa sensazione si ottiene quando una persona comprime l'occhio e vede le "stelle".

Tipologie

Diverse sono le tipologie dei corpi mobili riportate dai pazienti, esse differiscono per forma e densità.
I corpi si presentano sotto forma di anello, di linee, di ragnatele, di punti e le combinazioni più variegate di esse con una densità che li rende più o meno visibili in dipendenza dell'intensità della luce.





giovedì 12 giugno 2008

Mettiamo in discussione l'ora di Religione in Basilicata

L'ultimo dato ufficiale (2001): 650 milioni di stipendi agli insegnanti
che nel frattempo sono diventati più di 25mila: di questi 14mila di ruolo

Religione, il dogma in aula
un'ora che vale un miliardo

La Spagna studia la revisione degli accordi con la Chiesa
In Italia invece non se ne parla neppure
di CURZIO MALTESE




L'ultima ondata di bullismo nelle scuole ha convinto il governo a istituire dal prossimo anno due ore di educazione civica obbligatoria, chiamata Cittadinanza e Diritti Umani, in ogni ordine d' insegnamento, dalle materne ai licei. Durissima la protesta dei vescovi, che hanno parlato di "catechismo socialista" e invitato le associazioni di insegnanti e genitori cattolici a scendere in piazza e avvalersi dell'obiezione di coscienza. Il presidente del consiglio ha risposto in televisione che, nel rispetto totale della maggioranza cattolica del paese, la laicità dello Stato resta un valore fondante della democrazia e l'educazione civica non è né può essere in competizione con l'ora facoltativa di religioni (cattolica come ebraica, islamica o luterana) già prevista nei programmi. Il premier ha aggiunto di voler confermare i tagli ai finanziamenti delle scuole private cattoliche e non, definiti "un ritorno alla legalità costituzionale" rispetto alla politica del precedente governo di destra. A questo punto forse il lettore si sarà domandato: ma dov' ero quando è successo tutto questo? In Italia. Mentre la vicenda naturalmente si è svolta altrove, nella Spagna del governo Zapatero, otto mesi fa. Il braccio di ferro fra stato laico e vescovi è andato avanti e oggi il governo spagnolo studia addirittura una revisione del Concordato del 1979. Una realtà lontana da noi.

Nelle scuole italiane, più devastate dal bullismo di quelle spagnole, l'ora di educazione civica è abolita nelle primarie e quasi inesistente nelle superiori. Lo Stato in compenso si preoccupa di tutelare il più possibile l'ora di religione, al singolare: cattolica. Quanto ai finanziamenti alle scuole private cattoliche, in teoria vietati dall'articolo 33 della Costituzione ("Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato"), l'attuale governo di centrosinistra, con il ministro Fioroni all'Istruzione, è impegnato al momento a battere i record di generosità stabiliti ai tempi di Berlusconi e Letizia Moratti.

L'ora facoltativa di religione costa ai contribuenti italiani circa un miliardo di euro all'anno. E' la seconda voce di finanziamento diretto dello Stato alla confessione cattolica, di pochi milioni inferiore all'otto per mille. Ma rischia di diventare in breve la prima. L'ultimo dato ufficiale del ministero parla di 650 milioni di spesa per gli stipendi agli insegnanti di religione, ma risale al 2001 quando erano 22 mila e tutti precari. Ora sono diventati 25.679, dei quali 14.670 passati di ruolo, grazie a una rapida e un po' farsesca serie di concorsi di massa inaugurati dal governo Berlusconi nel 2004 e proseguita dall'attuale.

Il regalo del posto fisso agli insegnanti di religione è al centro d' infinite diatribe legali. Per almeno due ordini di ragioni. La prima obiezione è di principio. L'ora di religione è un insegnamento facoltativo e come tale non dovrebbe prevedere docenti di ruolo. Per giunta, gli insegnanti di religione sono scelti dai vescovi e non dallo Stato. Ma se la diocesi ritira l'idoneità, come può accadere per mille motivi (per esempio, una separazione), lo Stato deve comunque accollarsi l'ex insegnante di religione fino alla pensione.

L'altra fonte di polemiche è la disparità di trattamento economico fra insegnanti "normali" e di religione. A parità di prestazioni, gli insegnanti di religione guadagnano infatti più dei colleghi delle materie obbligatorie. Erano già i precari della scuola più pagati d' Italia. Nel 1996 e nel 2000, con due circolari, i governi ulivisti avevano infatti deciso di applicare soltanto agli insegnanti di religione gli scatti biennali di stipendio (2,5 per cento) e di anzianità previsti per tutti i precari della scuola da due leggi, una del 1961 e l'altra del 1980. Il vantaggio è stato confermato e anzi consolidato con il passaggio di ruolo, a differenza ancora una volta di tutti gli altri colleghi.

L'inspiegabile privilegio ha spinto prima decine di precari e ora centinaia di insegnanti di ruolo di altre materie a promuovere cause legali di risarcimento. Nel caso, per nulla remoto, in cui le richieste fossero accolte dai tribunali del lavoro, lo Stato dovrebbe sborsare una cifra valutabile fra i due miliardi e mezzo e i tre miliardi di euro. A parte le questioni economiche e legali, chiunque ricordi che cos' era l'ora di religione ai suoi tempi e oggi chiunque trascorra una mattinata nella scuola dei figli non può evitare di porsi una domanda. Vale la pena di spendere un miliardo di euro all'anno, in tempi di tagli feroci all'istruzione, per mantenere questa ora di religione? Uno strano ibrido di animazione sociale e vaghi concetti etici destinati a rimanere nella testa degli studenti forse lo spazio d' un mattino. Pochi cenni sulla Bibbia, quasi mai letta, brevi e reticenti riassunti di storia della religione.

In Europa il tema dell'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche è al centro di un vivace e colto dibattito, ben al di sopra delle vecchie risse fra clericali e anticlericali. Nello stato più laico del mondo, la Francia, il regista Regis Debray, amico del Che Guevara e consigliere di Mitterrand, a suo tempo ha rotto il monolitico fronte laicista sostenendo l'utilità d' inserire nei programmi scolastici lo studio della storia delle religioni. In Gran Bretagna la teoria del celebre biologo Roger Dawkins ("L'illusione di Dio"), ripresa dallo scienziato Nicholas Humprey, secondo il quale "l'insegnamento scolastico di fatti non oggettivi e non provabili, come per esempio che Dio ha creato il mondo in sei giorni, rappresenta una violazione dei diritti dell'infanzia, un vero abuso", ha suscitato un ricco dibattito pedagogico. Ma è un fatto, sostiene Dawkins, che "noi non esitiamo a definire un bambino cristiano o musulmano, quando è troppo piccolo per comprendere questi argomenti, mentre non diremmo mai di un bambino che è marxista o keynesiano, Con la religione si fa un'eccezione".

In Germania, Spagna, perfino nella cattolicissima Polonia di Karol Woytjla, il dibattito non si è limitato alle pagine dei giornali ma ha prodotto cambiamenti nelle leggi e nei programmi scolastici, come l'inserimento di altre religioni (Islam e ebraismo, per esempio) fra le scelte possibili o la trasformazione dell'ora di religione in storia delle religioni comparate, tendenze ormai generali nei sistemi continentali. In Italia ogni timido tentativo di discussione è stroncato sul nascere da una ferrea censura. L'ora di religione cattolica è un dogma. La sola ipotesi di affiancare all'ora di cattolicesimo altre religioni, come avviene in tutta Europa con le sole eccezioni di Irlanda e dell'ortodossa Cipro, procura un immediata patente di estremismo, anticlericalismo viscerale, lobbismo ebraico o addirittura simpatie per Al Quaeda. Quanto ad abolirla, come in Francia, è un'ipotesi che non sfiora neppure le menti laiche.

Gli unici ad avere il coraggio di proporlo sono stati, come spesso accade, alcuni intellettuali cattolici. Lo scrittore Vittorio Messori, per esempio: "Fosse per me cancellerei un vecchio relitto concordatario come l'attuale ora di religione. In una prospettiva cattolica la formazione religiosa può essere solo una catechesi e nelle scuole statali, che sono pagate da tutti, non si può e non si deve insegnare il catechismo. Lo facciano le parrocchie a spese dei fedeli~ Perciò ritiriamo i professori di religione dalle scuole pubbliche e assumiamoli nelle parrocchie tassandoci noi credenti".

Messori non manca di liquidare anche gli aiuti di Stato alle scuole cattoliche, negati per mezzo secolo dalla Democrazia Cristiana, inaugurati con la legge 62 del 10 marzo 2000 dal governo D' Alema con Berlinguer all'Istruzione, dilagati nel periodo Berlusconi-Moratti (con il trucco dei "bonus" agli studenti per aggirare la Costituzione) e mantenuti dall'attuale ministro Fioroni, con giuramento solenne davanti alla platea ciellina del meeting di Rimini. "Lo Stato si limiti a riconoscere che ogni scuola non statale in più consente risparmio di danaro pubblico e di conseguenza conceda sgravi fiscali. Niente di più".

Il cardinale Carlo Maria Martini, da arcivescovo di Milano, aveva dichiarato che l'ora di religione delle scuole italiane doveva ritenersi inutile o anche "offensiva", raccomandando di raddoppiarla e farne una materia seria di studio oppure lasciar perdere. La Cei ha sempre risposto che l'ora di religione è un successo, raccoglie il 92 per cento di adesioni, a riprova delle profonde radici del cattolicesimo in Italia. Ma se la Cei ha tanta fiducia nei fedeli non si capisce perché chieda (e ottenga dallo Stato) che l'ora di religione sia sempre inserita a metà mattinata e mai all'inizio o alla fine delle lezioni, come sarebbe ovvio per un insegnamento facoltativo. Perché chieda (e sempre ottenga) il non svolgimento nei fatti dell'ora alternativa. In molte materne ed elementari romane ai genitori è stato comunicato che i bambini di 5 o 6 anni non iscritti all'ora di religione "potevano rimanere nei corridoi". Prospettiva terrorizzante per qualsiasi madre o padre.

D' altra parte la sicurezza ostentata dai vescovi si scontra con l'allarme lanciato nella relazione della Cei dell'aprile scorso sul progressivo abbandono dell'ora di religione, con un tasso di rinuncia che parte dal 5,4 delle elementari e arriva al 15,4 per cento delle superiori (con punte del 50 non solo nelle regioni "rosse" come la Toscana o l'Emilia-Romagna ma anche in Lombardia e nelle grandi città), man mano che gli studenti crescono e possono decidere da soli. Alla fine nessun argomento ufficiale cancella il dubbio. L'ora di religione, così com' è, costituisce davvero un insegnamento del catechismo ("che in ogni caso ciascuno si può portare a casa con poche lire" ricordava don Milani) o non piuttosto un altro miliardo di obolo di Stato a san Pietro?
(Hanno collaborato Carlo Pontesilli e Maurizio Turco)

(25 ottobre 2007)

IN QUALE ORARIO VIENE COLLOCATA?

L’intesa concordataria del 1985, modificata poi nel 1990, prevede due ore settimanali alle materne e alle elementari, una alle medie ed alle superiori.

La collocazione oraria, dopo diverse minacce della Conferenza Episcopale Italiana, è stata posta all’interno delle lezioni. Non per niente la Chiesa pretende questa collocazione: diversi dati dimostrano come la disposizione ai margini dell’orario favorisca la fuga degli studenti.

Astutamente, le gerarchie ecclesiastiche hanno in passato concesso di buon grado la collocazione dell’IRC all’inizio delle lezioni solo quand’esso era obbligatorio, così da contrassegnare l’intera giornata scolastica nel segno della fede.

DA QUANTI STUDENTI È FREQUENTATA?

Non esiste un’informazione ministeriale sulla partecipazione, che diminuisce progressivamente man mano che l’età degli studenti si innalza: con la possibilità di scegliere affidata agli studenti, infatti, il dato raggiunge i suoi minimi.

I dati del ministero parlano di una media nazionale del 93%, che per le superiori scende all’87%: le regioni centro-settentrionali sono sicuramente le più laiche (primeggia la Toscana), mentre nel sud le percentuali di partecipazione sono bulgare.

Nelle metropoli come Milano, invece, il dato delle scuole superiori crolla al 49% (addirittura una minoranza) e 183 classi sono completamente prive di IRC, in quanto nessuno studente se ne è avvalso (dati 2004).

Il fatto stesso che, ovunque, la partecipazione crolli alle superiori (quando lo studente decide da solo se frequentare o meno) dimostra quanto conti, nell’effettuare la scelta, il condizionamento familiare.

COME VENGONO SCELTI GLI INSEGNANTI DI RELIGIONE?

Vengono scelti dalla curia, a suo insindacabile giudizio. Quindi lo Stato paga lo stipendio a persone su cui non ha il minimo controllo, e che utilizzano lo spazio concesso per un insegnamento di parte, spesso in contrasto con i principi di laicità dello Stato stesso.

Per conservare il posto, devono ogni dodici mesi chiedere il nulla osta all’autorità diocesana, dalla quale possono essere revocati anche per ragioni che non hanno nulla a che fare con le capacità dell’insegnante, ad esempio per «…condotta morale pubblica in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa».

È noto il caso della professoressa in gravidanza «non canonica», licenziata dalla curia, che ha fatto ricorso contro tale provvedimento ottenendo anche un pronunciamento favorevole del Comitato Pari Opportunità del Ministero del Lavoro, per finire infine sconfitta da una sentenza della Corte di Cassazione del febbraio 2003, che ha rigidamente applicato la normativa vigente.

QUANTO COSTANO ALLO STATO?

Nel 2001, i circa 25.000 insegnanti di religione sono costati alle casse dello Stato oltre 620 milioni di Euro (1.200 miliardi delle vecchie lire).

La normativa è così stupida che, quando alcuni presidi hanno tentato l’accorpamento di diverse classi con pochi studenti avvalentisi dell’IRC, l’iniziativa è stata subito bloccata in quanto la normativa prevede l’insegnante anche quando un solo studente se ne avvale. Iniziative legislative per ridurre questo spreco si scontrano con le proteste ecclesiastiche per la conseguente riduzione occupazionale.

CHI COMBATTE PER LA SUA ABROGAZIONE?

L’UAAR ha più volte pubblicato sull’Ateo articoli di critica: La catechesi infantile è un crimine contro la civiltà, di Carmelo R. Viola, n. 4/98. Online è disponibile La Cassazione dice NO alle ore alternative all’IRC, numero 1/98, di Gianna Tirondola e Mario Patuzzo

Anche all’interno del mondo cattolico il tema è ampiamente dibattuto. Un sondaggio della rivista Jesus, ad esempio, ha rilevato come due italiani su tre ritengano che, quantomeno, l’insegnamento si debba aprire anche ad altre fedi, e come questa opinione prevalga pure tra i cattolici praticanti.

GLI INSEGNANTI DI RELIGIONE IN RUOLO

Con la legge 186 del 18 luglio 2003 gli insegnanti di religione sono entrati in ruolo. Siamo arrivati all’assurdo di avere insegnanti nominati dalla curia che, qualora non avessero più il gradimento delle gerarchie cattoliche, verrebbero assunti direttamente dallo Stato. Durante la votazione finale, al «Sì» dei partiti di maggioranza si è unito anche quello di Udeur e Margherita. Nello schieramento di quelli che si sono opposti ci sono invece Ds, Sdi, Prc, Pdci e il repubblicano Giorgio La Malfa. Gli insegnanti per ora assunti sono 9.229, ma a regime diventeranno 15.336, come dimostra questa tabella allegata al D.I. 72/2004.

INGERENZE CATTOLICHE NELL’ATTIVITÀ SCOLASTICA

Costante rimane l’attivismo cattolico per confessionalizzare progressivamente la scuola pubblica.

Sull’argomento sono disponibili sul sito un articolo di Claudio Tombari e uno di Gianna Tirondola. Citiamo inoltre come esempio le confessioni impartite in classe da un prete abruzzese (luglio 2000). In Francia, i cattolici sono arrivati a tentare di reintrodurre la divisione delle classi in maschili e femminili.

Questo blog aderisce all'iniziativa SILVIO C'E' MA A ME ME LO PUPPA!

Silvio c’è… ma a me me lo puppa!

Ora cominceranno i soliti discorsi: in fondo ce lo meritiamo, Berlusconi (e non solo lui, ma anche la Lega, il papa, Mastella e la DeFilippi). L’Italia non si merita certo di meglio, vero?

Eh già, perché si dirà che siamo quelli che scendono in piazza a protestare solo per il campionato di calcio.
Siamo quelli che guardano “Buona Domenica”.
Siamo quelli che comunque ascoltano sempre cosa dice il Papa.
Siamo quelli che comprano i Suv.
Siamo quelli che hanno più cellulari di tutti.
Siamo quelli che guardano i film di Natale.
Siamo quelli che non vogliono pagare le tasse.
Siamo quelli che leggono solo La Gazzetta.
Siamo quelli che non vogliono andare a fondo nell’inchiesta sul G8.
Siamo quelli che dicono che Luttazzi è volgare.
Siamo quelli che si raccomandano a Padre Pio.
Siamo quelli che dicono che i ragazzi di Salò e i partigiani erano la stessa cosa.
Siamo quelli che comprano i calendari delle veline.
Siamo quelli che credono negli “eroi di pace”
Siamo quelli che vogliono la galera per l’extracomunitario che ruba l’autoradio e un ministero per un politico che ruba miliardi.
Siamo quelli che dicono che la politica non gli interessa.
Siamo quelli che fanno spinning e non vanno in bici.
Siamo quelli che fanno satira con i soldi di Berlusconi, sui media di Berlusconi, perché tanto Berlusconi è liberale.

Noi no.
Noi non siamo nessuno di quelli.
Noi non ce lo meritiamo Berlusconi.

Se lo merita chi l’ha votato.

E chi non ha mai fatto niente per contrastarlo.

Ma vaffanculo.

lunedì 9 giugno 2008

La torre energetica di Dario Fo: considerazioni sulla Zaslavsky Energy tower


''Risolti i problemi energetici planetari con un'energia a basso costo.

(ma questa non è una buona notizia) Dopo la sequenza di atti di terrorismo, culminanti in questi ultimi mesi con la strage di Bali e il maxi sequestro di Mosca, ci sembra di vivere in uno stato di follia interplanetaria. Siamo in un momento nel quale l'umanità dovrebbe riscoprire le idee che danno speranze e voglia di collaborare in modo solidale, perché se non iniziamo ad allentare le tensioni la situazione continuerà, nel breve periodo almeno, a peggiorare. E siamo rimasti molto stupiti dalla constatazione che le buone notizie interessano poco proprio quando sarebbero più utili.

Tutti sanno che dietro gli odi che dilaniano il mondo ci sono colossali interessi legati al petrolio. Cosa succederebbe se domani mattina si annunciasse che il petrolio non serve più a niente perché abbiamo una nuova fonte di energia a prezzo bassissimo e in quantità sterminata?

Beh, ce ne sarebbe per smetterla con stragi, massacri e vendette tragiche. Se il petrolio diventasse all'istante un prodotto largamente e vantaggiosamente sostituibile che ragione ci sarebbe di continuare ad azzannarsi per possederne il mercato? Bene, siamo spiacenti di rendervi noto che se una simile rivoluzionaria invenzione fosse annunciata non succederebbe proprio niente di nuovo e tutti continuerebbero con l'instancabile pratica del massacro.

Si, perché quest'invenzione mirabolante c'è veramente. E non lo riportano oscure agenzie di stampa nascoste nei meandri insondabili della rete delle reti. Ne dà notizia Il Corriere della Sera, con tutta l'aurea della sua rispettabilità. Certo non va a strombazzarlo in prima pagina. La notizia è stampata a pagina 148 del suo inserto "Sette" (numero 49). E si tratta pur comunque di un bell'articolo di 3 pagine, con tanto di illustrazioni e foto. Vogliamo credere perciò che non sia una leggenda metropolitana.

I fatti, in sintesi sono semplici e di facile comprensione. Addirittura nel 1975, Philip Carlson, statunitense, inventa un sistema per creare energia elettrica sfruttando il movimento dell'aria che raffreddandosi va verso il basso. Si tratta di un principio in effetti noto da più di 6 mila anni. Lo usavano già nel deserto per refrigerare le abitazioni poste nelle oasi. I sahariani primitivi sapevano che creando una corrente d'aria in un camino si ottiene che l'aria che va verso il basso si espande ed espandendosi si raffredda. In questo caso si sfrutta un altro aspetto della fisica delle pressioni dell'aria e della sua temperatura. Vaporizzando acqua in cima a un grande camino si può raffreddare l'aria e farla precipitare verso il basso creando, nel camino, una forte corrente, in grado di azionare una turbina e produrre così elettricità.

Nel 1982 il professor Zaslavsky, israeliano, è incuriosito dalla potenza che può avere una depressione mentre studia le differenze di densità atmosferica sul Mar Morto. Inizia una ricerca e scopre l'esistenza del brevetto di Philip Carlson, e inizia a lavorarci insieme a un'equipe. Riescono a ottimizzare il progetto, a trovare i fondi e ora stanno costruendo 2 torri energetiche, una sul Mar Morto e una in India.

Si tratta in effetti di un progetto notevole. Una torre alta da un minimo di 400 metri a un massimo di 1200. Praticamente un enorme tubo che può funzionare solo in paesi dove le temperature atmosferiche siano elevate e in prossimità del mare. Alla base del tubo c'è un bacino pieno d'acqua che viene dissalata e pompata in cima alla torre. Quindi viene vaporizzata verso il centro del cilindro cavo e così raffredda l'aria che di giorno è bollente. L'aria precipita e acquista velocità e potenza perché più scende rapida e più si espande e si raffredda. Insomma, senza entrare troppo nei dettagli, questi impianti risultano veramente rivoluzionari.

Anche dal punto di vista del rapporto tra costi e ricavi. Calcolando l'investimento per costruire una torre (costo sicuramente notevole) un kilowatt di energia costerebbe dai 2,47 ai 3,88 centesimi di dollaro, meno anche dell'energia atomica (3,31-5,05 centesimi di dollaro) e dell'energia ricavata dal gas (3,98-4,47 centesimi di dollaro). Esaltante anche la resa: 230 miliardi di kilowatt all'anno e una sterminata quantità di acqua dissalata da usare per l'agricoltura come sostanza di scarto.

Per capire la misura della produzione in termini energetici basti pensare che gli esseri umani oggi consumano complessivamente circa 8 mila miliardi di kilowatt. Cioè basterebbero circa 34 torri per soddisfare il fabbisogno di energia elettrica del pianeta. Se poi tutti i 6 miliardi di abitanti della terra consumassero quanto un italiano medio il consumo globale del pianeta salirebbe a 32 mila miliardi di kilowatt: basterebbero circa 136 torri per soddisfare il bisogno energetico dell'umanità del futuro.

Ah, ci dimenticavamo di farvi notare che la produzione di energia non implica nessun tipo di inquinamento. Si tratta di una tecnologia assolutamente pulita...

Beh, non è una bella notizia?

È come quando hanno inventato il telefono ed è finito il commercio dei piccioni viaggiatori. Evidentemente nessuno ha percepito il segnale rivoluzionario presente in questa notizia. E certo qualcuno ha fatto finta di non recepirla. E probabilmente hanno ragione. Tutti sanno che alla fine le lobby del petrolio non accetteranno di essere cancellate nel giro di un paio di anni e punteranno i piedi e sono disposte anche a indire delle guerre pur di salvare i loro profitti.

Ma, sapete com'è: non è detto. Non avevano previsto l'esplosione dei personal computer e di internet, magari si sbagliano anche su questo. Magari riusciamo a far scoppiare la moda... Non c'è nessuno che ha un giardino di 1000 metri per 1000, in riva al mare, in un paese tropicale? Certo una torre di 1200 metri per 400 di diametro non è un gadget alla portata di tutti. Magari però si può fare un gruppo d'acquisto... Un'enorme cooperativa... Hai visto mai?

di: Dario Fo e Franca Rame & Jacopo Fo''

Adesso cerco un pò di trovare fonti per verificare se la cosa è fattibile o no...

1 fonte trovata e cerco di tradurla:http://home.earthlink.net/~douglaspage/id10.html

Allora l'idea di utilizzare torri a convezione per produrre potenza risale alla metà degli anni Settanta da parte di Phillip Carlson. Carlson propose alla Locked Corporation di costruire torri nel deserto guidando il processo di convezione con acqua di mare per raffreddare l'aria.

Il concetto di Carlson's ha di recente guadagnato l'attenzione al Technion, Istituto d'Israele di tecnologia dove il professore Dan Zaslavsky ha dimostrato la fattibilità economica delle torri. Infatti ne vorrebbe costruire una alta più di un miglio e mezzo nel deserto israeliano attingendo acqua dal vicino Mar Rosso.

La torre di Zaslavsky sarebbe un cilindro ermetico con lamiera in grado di coprire un volume di 1000 metri di altezza per 500 m di larghezza e sarebbe in grado di generare 500 Megawatt di potenza ad un costo di oltre un miliardo di euro.

La costruzione di un impianto pilota dovrebbeiniziare quest'anno.

Quindi io non mi trovo con la resa dichiarata dalla famiglia Fo.(di cui ho comunque una grandissima stima)

Ho trovato che esistono anche delle torri più piccole chiamate torri di Mel Prueitt sviluppate nel Los Alamos National Laboratory.

Sto comunque cercando più notizie e fonti.

Aggiornamento giovedì 12 giugno 2008

Allora secondo calcoli da me effettuati rispetto alle informazioni riportate qui:

http://www.ecmwf.int/about/special_projects/czisch_enrgy-towers-global-potential/report_2006_extended.pdf
la resa non è buona 250 Energy Tower per produrre energia per 200 milioni di persone.

Ho chiesto anche a Beppe Caravita che mi ha risposto:

Ho approfondito con un docente di ingegneria. Lui sostiene che, per il principio di conservazione dell'energia (che non si crea dal nulla) la corrente d'aria generata nel camino una volta sfruttata in turbina viene semplicemente annullata. Le torri dovrebbero quindi essere mostruosamente grandi e le turbine piccolissime. Ovvero Eroei complessivo ridicolo.

L'EROEI (o EROI), acronimo inglese che sta per Energy Returned On Energy Invested (o Energy Return On Investment) ovvero energia ricavata su energia consumata, è un coefficiente che riferito a una data fonte di energia ne indica la sua convenienza in termini di resa energetica. Infatti qualsiasi fonte di energia non arriva gratis (in termini di costo energetico invece che monetario), ma è costata una certa quantità di energia investita da considerarsi come congelata nella fonte di energia stessa, quantità che l'EROEI cerca di valutare.

Matematicamente è il rapporto tra l’energia ricavata e tutta l’energia spesa per arrivare al suo ottenimento. Una fonte di energia è conveniente se presenta un valore di EROEI maggiore di 1. Fonti energetiche che presentano un EROEI minore di 1 non possono essere considerate fonti primarie di energia poiché per il loro sfruttamento si spende più energia di quanta se ne ricavi. L'EROEI si rivela un parametro fondamentale per valutare, comparare e operare scelte strategiche di approvvigionamento fra le diverse fonti energetiche.

L'EROEI è dato dalla relazione:

EROEI = Energia ricavata / Energia spesa

dove per Energia ricavata si intende ogni forma effettivamente usabile di energia, escludendo ad esempio calore di scarto; mentre nel computo dell'Energia spesa si conteggia solo l'energia a carico umano, escludendo energie naturali all'origine, come ad esempio l'energia solare intervenente nella fotosintesi nel caso dei biocarburanti. Si noti anche che l’EROEI si ottiene dal rapporto di quantità di energia messe in gioco anche in tempi diversi, e la sua rilevanza dipende anche dal tasso di sconto assunto per l’energia investita.

In alcuni casi l’energia restituita, anche se minore di quella impiegata, può offrire particolari utilità. Ad esempio per usi in luoghi dove possa essere difficile convogliare altre forme di energia, come nel caso di isole.

L'EROEI di una Energy Tower dovrebbe essere circa 1 (sempre da calcoli fatti da me con i dati che IO ho a disposizione)

Comunque il progetto è da studiare meglio: sto portando avanti la questione su vari forum.

http://www.energeticambiente.it/index.php
http://www.physicsforums.com/archive/index.php/t-204301.html

Vi farò sapere su nuove evoluzioni della vicenda.

mercoledì 4 giugno 2008

Nuovo stadio Potenza:rifiutata offerta inglese


A sinistra lo stadio che gli inglesi hanno realizzato a Teramo.


A tenere banco, in casa Potenza, sono le vicende societarie. A creare malumore nella piazza potentina il rifiuto opposto dal sindaco della città, Santarsiero, alla megaofferta della società inglese British Land. Che era pronta, almeno pare, a investire 100 milioni di euro.

L’offerta degli inglesiBritish Land è un gruppo di investimento immobiliare con sede a Londra e quotato al London Stock Exchange. Ha un patrimonio stimato intorno ai 20 miliardi di sterline. Investe soprattutto in aree dagli standard economici non elevatissimi, ma con prospettive di crescita interessanti. Il progetto in cantiere era quello di realizzare a Potenza, in cambio della concessione di un suolo pubblico e di licenze per l’apertura di esercizi commerciali, una megastruttura polivalente che includesse un nuovo stadio e un centro commerciale. Con un investimento, nel capoluogo lucano,pari a 100 milioni di euro. Di questi, 10 milioni sarebbero stati destinati alla società di calcio del presidente Postiglione e, una volta costruito, lo stadio sarebbe diventato proprietà del comune. Una simile operazione è già stata realizzata, con successo, a Teramo.

Il rifiuto del comune – Lo scorso 21 maggio il sindaco di Potenza, Santarsiero, l’assessore allo sport, Ginefra, e i rappresentanti della società inglese si sono alla fine incontrati per valutare la fattibilità dell’operazione. Ma la risposta è stata negativa. La non disponibilità del suolo richiesto dagli inglesi e il rispetto del piano urbanistico, secondo il primo cittadino di Potenza, hanno impedito che l’affare andasse in porto.

La delusione tra i tifosi – La delusione tra i tifosi è enorme. E la polemica, in questi giorni, è infuocata. Viene messo sotto accusa soprattutto il sistema lobbistico, reo di aver impedito la realizzazione dell’operazione. Un investimento di tale portata si vede di rado e avrebbe messo il presidente Postiglione nella condizione di allestire una squadra in grado di lottare per una serie B che manca ormai da 40 anni.

Giuseppe Verderosa – www.calciopress.net

Contenuti liberamente riproducibili salvo l'obbligo di citarne la fonte www.calciopress.net

leggete questo
http://www.basilicatasc.com/dblog/articolo.asp?articolo=45

questi sono i nostri politici...

ecco lo stadio di Teramo http://it.wikipedia.org/wiki/Stadio_%22Comunale%22_di_Teramo