venerdì 20 novembre 2009

tapperanno le falle??

La classe politica giustifica la privatizzazione dell’acqua allargando le braccia: ci vorrebbero 60 miliardi di euro per risistemare la rete degli acquedotti! Non li abbiamo! Li metteranno, ovviamente, i privati. Come no.
Il problema è tappare le troppe falle degli acquedotti italiani?
Al Politecnico di Torino hanno inventato un marchingegno tecnologicamente complesso ma concettualmente semplice: un piccolo “pesce”, che è in grado di rilevare le perdite (poiché emettono
suoni riconoscibili dal normale flusso), viene immesso nelle tubazioni degli acquedotti. Quando trova una falla, invia un segnale radio (probabilmente utilizzando il sistema GPS, ma non ne sono certo) e chi deve riparare quella falla va a colpo sicuro: il risparmio di tempo e di denaro è notevole, visto che il 58% dell’acqua va perduta proprio dalle falle delle grandi condotte.

INVENZIONI


Arriva la talpa salva acquedotti
"nuota" nei tubi, svela le perdite


Il progetto, sviluppato dal Politecnico di Torino, è stato premiato in Qatar. Consente di limitare gli sprechi grazie alla tecnologia senza fili di GIULIA BELARDELLI




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Wireless Sensor Networks




Wireless sensor networks represent one of the major research lines for the iXem Labs. Thanks to a capability to design antennas able to work in harsh and difficult environments, the Labs can easily adapt the wireles technology to remotely assist any kind of sensoring or measuring activity.

In particular, a study related to the development of new technologies for leak detection and path identification of the water distribution infrastructures is being carried out. A dedicated radiofrequency device able to transmit from an interred pipe filled with pressured water has been realized and is being tested.

giovedì 19 novembre 2009

L’ITALIA È SOVRAPPOPOLATA

sovrappopolazione Italia

Bellissimo sito per chi non lo conosce ancora

http://www.oilcrash.com/italia.htm

Alcuni passaggi

Per millenni, quando l’umanità non era autrice del suo proprio destino, la popolazione saliva e scendeva insieme all’umana fortuna. Le situazioni favorevoli portavano ad una crescita della popolazione, quelle sfavorevoli a un suo declino. Ora, per la prima volta nella storia, ci troviamo di fronte a un declino causato non da una situazione sfavorevole, ma da una favorevole. Ora è la ricchezza materiale, non la povertà, che porta a un calo della popolazione.

Ma se le cause sono benigne, che dire delle conseguenze? Se il calo della popolazione è più lento della crescita naturale della produttività (o della produzione individuale), allora l’economia continuerà a crescere. Per esempio, un modesto calo della popolazione dello 0,25% all’anno, ridurrebbe la crescita economica annuale della Gran Bretagna dal 2,25% al 2%. Difficilmente si può parlare di recessione. La quantità dei consumatori può ridursi, ma la crescita del reddito – e il mercato dell’esportazione – assicureranno che la domanda resti elevata. Nè ci sarà una crisi demografica, con enormi quantità di anziani a sovraccaricare le persone in età lavorativa. Il declino della popolazione comporta anche meno bambini da mantenere, istruire ed educare per i primi venti anni economicamente improduttivi della loro vita. La percentuale di dipendenza tra lavoratori e non-lavoratori resta virtualmente inalterata tanto che la popolazione cresca dello 0,25% all’anno, quanto che cali dello 0,25% all’anno. Gli adattamenti verso una società che invecchia – scoraggiare i pensionamenti precoci, passare a sistemi pensionistici a capitalizzazione – saranno necessari in ogni caso.

Però, una popolazione in calo – e questa è la ragione per la quale il mondo degli affari la teme – comporterà una graduale ma significativa ridistribuzione del potere da chi detiene il capitale verso chi detiene il lavoro. Una forza lavoro in via di riduzione mette coloro che lavorano in una posizione più forte – e per i lavoratori marginalizzati, può avere un effetto alquanto importante. Le aziende saranno obbligate a formare i lavoratori non specializzati, a mettere in atto politiche a favore della famiglia per non perdere le donne e per allettare i più anziani a restare al lavoro piuttosto che costringerli ad andarsene. La gente che possiede proprietà dovrà affittarle a prezzi minori, mentre coloro che affittano potranno scegliere posti più grandi nei quali vivere.

Gli effetti evidenti e benefici di questo trasferimento di potere da coloro che possiedono le strutture produttive a coloro che possiedono il lavoro – dai datori di lavoro ai lavoratori – si verificarono dopo la Morte Nera, che ridusse di un terzo la popolazione, portò al collasso del feudalesimo e annunciò “l’età d’oro dei contadini”. I proprietari terrieri non poterono più costringere i senza terra a lavorare gratis per loro secondo i legami feudali – la carenza di forza lavoro era tale che i contadini potevano andarsene altrove e pretendere vere retribuzioni. Le morti dovute alla malattia possono essere state devastanti, ma la vita di coloro che sopravvissero migliorò notevolmente.

Così, come sarebbe la vita in una Gran Bretagna con meno abitanti? Immaginate la M25 [una strada di grande comunicazione] senza ingorghi del traffico, immaginate treni sui quali potreste sempre trovare un posto per sedervi. Immaginate tutti gli anonomi palazzoni costruiti nel dopoguerra abbattuti e sostituiti da alberi. Immaginate le case grandi, ora divise in appartamenti, che ridivengono case come si deve. Immaginate la gente a basso reddito che scopre le gioie di disporre di stanze da letto, stanze per i giochi e studi.

oppure

Ecco come Fabrizio Argonauta, cofondatore del MIDD [19], propone alcune tematiche di rilievo per suggerire opportuni spunti d’indagine:

  1. ACQUA — Siamo portati a pensare che la penuria d’acqua sia un problema di Paesi altri dal nostro ma sono ormai anni che il fiume Po tocca in estate i minimi idrometrici mentre alcune zone del nostro meridione soffrono la siccità da ancora più tempo. L’inverno 2006/07 ha avuto temperature estive senza precipitazioni nevose di rilievo — che sono la riserva idrica alpina per la pianura Padana popolata da decine di milioni di abitanti per i quali la disponibilità d’acqua è una necessità primaria — e l’estate che verrà è prevista la più asciutta a memoria d’uomo. I cambiamenti climatici portano con sé una variazione del regime delle precipitazioni, mentre la popolazione continua ad aumentare accrescendo le esigenze e riducendo le disponibilità idriche pro-capite. Due tendenze che non tarderanno a rendere drammatiche le crisi idriche già ricorrenti su tutto il territorio italiano.

  2. ARIA — La concentrazione massima consentita di polveri sottili nell’aria delle nostre città è superata costantemente e la miscela di veleni che respiriamo è per lo più causato dalle industrie, dagli impianti di riscaldamento e dal parco veicoli circolanti. La pianura Padana vista dal satellite è come un catino colmo di veleni mentre la sua popolazione continua ad aumentare accrescendo in modo direttamente proporzionale le emissioni industriali, quelle degli impianti di riscaldamento e quelle del parco veicoli circolanti. Non possiamo qui tacere sul grave fatto che l’Italia pur avendo sottoscritto il trattato di Kyoto sulla riduzione delle emissioni in atmosfera le ha aumentate anno dopo anno invece di ridurle. Vorremmo che i sostenitori della crescita spiegassero come l’aggiunta ogni quinquennio di una nuova metropoli delle dimensioni di Milano dovrebbe aiutare a migliorare la situazione.

  3. ENERGIA — Energeticamente parlando l’Italia è un Paese ricco solo di sole e con la crisi energetica mondiale all’orizzonte risulta facile comprendere che non è possibile alcun piano energetico rassicurante a popolazione stabile, figuriamoci a popolazione crescente! Anche riuscendo ipoteticamente a contenere l’impiego pro capite d’energia, l’aumento degli utilizzatori inevitabilmente vanificherebbe ogni sforzo aumentando la richiesta e l’impiego energetici complessivi.

  4. GIUTIZIA — Lo sfacelo del sistema giuridico italiano è regolarmente raccontato nei dettagli ad ogni apertura di anno giudiziario per voce della stessa magistratura e sappiamo che i crimini aumentano con l’aumentare della popolazione, specie di quella giunta disperata clandestinamente. Con l’aumentare della popolazione la crisi della giustizia diverrà una disfatta ed il rischio vero è quello di perdere la pacifica convivenza.

  5. LAVORO — Il combinato disposto dell’automazione e della delocalizzazione industriale verso paesi esteri riduce i posti di lavoro mentre contemporaneamente l’aumentare della popolazione dimorante in Italia aumenta il numero di lavoratori disoccupati così come di quelli schiavizzati. Interessante a proposito notare come la creazione di posti di lavoro aumenti col tempo il numero assoluto dei disoccupati. Anche se sembra un paradosso, pensate ad una città con un tasso di disoccupazione per esempio del 10% nella quale un nuovo insediamento industriale riducesse della metà la disoccupazione (5%). Si da il caso però che la mobilità di chi è in cerca di lavoro porterà in città (urbanizzazione) molte persone sino a ricondurre la disoccupazione al 10% ma sarà un 10% su di un numero totale maggiore e dunque i disoccupati saranno aumentati in numero assoluto rispetto al passato. Il famoso esercito di riserva a disposizione dei condottieri d’industria.

  6. LIBERTÀ — Assumendo il principio liberale che prevede un limite alle libertà personali solo quando infrangono le libertà altrui diviene intuitivo comprendere che le libertà personali di ognuno sono inversamente proporzionali al numero delle persone coinvolte in uno spazio dato. In altre parole, e per fare un esempio su tutti, pensate alla mobilità urbana: semafori, divieti, sanzioni, restrizioni, limitazioni d’ogni tipo — tutte cose che restringono la libertà personale di movimento — esistono perché le strade sono sovraffollate e le restrizioni aumentano con l’aumentare dei veicoli circolanti. Più siamo e minori sono le libertà di ognuno, in ogni campo.

  7. PAESAGGIO — “L’occhio vuole la sua parte”. Su questo motto si fonda buona parte della nostra industria turistica. Peccato che nell’ultimo mezzo secolo siamo talmente cresciuti in numero e desiderio di disponibilità materiali che abbiamo scientificamente lavorato alla distruzione del Bel Paese. È come se stessimo segando il ramo sul quale siamo seduti. Gli scricchiolii e le oscillazioni che sentiamo sono il chiaro segnale del danno che abbiamo già apportato. Ogni ulteriore colpo di sega è un evidente segno di autolesionismo acefalo. Non resta che smettere di segare, ovvero di crescere.

  8. RIFIUTI — Quella dei rifiuti solidi urbani, specie nel Sud, è una conclamata emergenza nazionale. Non vogliamo qui entrare nel merito della diatriba termovalorizzatori sì o termovalorizzatori no. Riduzione degli imballaggi sì o riduzione degli imballaggi no. Noi vogliamo qui semplicemente segnalare che l’aumento del numero di individui presenti sul nostro territorio, con i propri desideri e le proprie necessità, annullerà i benefici di ogni soluzione adottata a prescindere dal suo grado d’efficienza o dalle sue controindicazioni. Agli attuali tassi di crescita della popolazione dimorante in Italia non si scorge una soluzione al costante aumento dei rifiuti. Non a caso il napoletano, che ha un tasso record in Italia di abitanti per chilometro quadrato, è il luogo dove il problema si manifesta più drammaticamente.

  9. SALUTE — Carenza di acqua e aria pure, prodotti agricoli e zootecnici contenenti veleni, vittime della strada, montagne di rifiuti anche tossici, ricomparsa di malattie infettive un tempo debellate e comparsa di nuovi ceppi virali sono tutte condizioni imposte dal sovraffollamento. È normale che oltre un certo livello di sovraffollamento la salute pubblica risulti minata. Già sentiamo i commenti dei lietopensanti che ci dicono che la durata della vita media è aumentata e dunque quelli sulla salute sono allarmi ingiustificati. Invece no: anche se la tecnologia applicata alla scienza medica riesce a mantenere in vita nonostante i danni causati alla salute dal sovraffollamento che vita è? Vita per noi è aria pulita, acqua pura, cibo sano, la massima libertà individuale possibile, spazio vitale pro capite a disposizione ed integrità psicofisica. Non una condizione più o meno acuta di patologie fisiche e psicologiche che ci accompagnano sino a tarda età costringendoci ad una sequenza di cure per tirare avanti alla meno peggio e per di più ingrassando le industrie farmaceutiche. Questa per noi non è salute, questa per noi non è vita auspicabile.


martedì 17 novembre 2009

sul collaudo energetico degli edifici

Qui sotto:

A seguito dell'esito dell'ispezione termografica, si può procedere alla verifica quantitativa del valore di trasmittanza delle pareti in corrispondenza delle zone individuate come “problematiche” e “non problematiche”; la verifica viene effettuata mediante termoflussimetro a piastra col metodo delle medie progressive secondo la norma ISO 9869; essa descrive “il metodo del termo flussimetro per le misure di trasmissione del calore per elementi piani di involucro “strati opachi perpendicolari alla direzione del flusso termico senza significativo flusso laterale)”. I termo flussimetri sfruttano il fenomeno fisico noto come “effetto Seebeck”, ovvero la generazione di una forza elettromotrice in un circuito costituito da metalli diversi quando i punti di giunzione si trovano a temperature diverse. Il termo flussimetro a piastra dev’essere montato sulla parete dove la temperatura è più stabile, ovvero all’interno dell’abitazione. Per l’unità esterna bisogna evitare l’esposizione solare, quindi è raccomandata la parete nord.

E’ bene effettuare la misura di presenza di buone differenze di temperatura tra interno ed esterno; la durata minima della misura dev’essere di almeno 72 ore, ma se la temperatura non è stabile attorno al termo flussimetro è necessaria una misura più lunga.


qui

ma soprattutto:

La misura di trasmittanza è una realtà concreta, una tecnica complessa e poco conosciuta che rischia di essere bistrattata se l'operatore che la esegue non ha acquisito i fondamentali necessari ad evitare errori grossolani. (questo è vero anche per tutte le altre tecniche).

Prodotti Strumenti per misure di dispersionie energetica

PS:

non lavoro per le suddette aziende però mi sembrava utile fare due esempi di certificazione energetica

domenica 8 novembre 2009

Canale youtube

Volevo segnalare che ho un canale youtube a questo indirizzo:

http://www.youtube.com/user/pandemonio748#p/u dove ho caricato qualche video sulle rinnovabili preso da televisioni straniere ( ebbene sì anche se Libero o il Giornale non ve lo dice all'estero c'è qualcuno che sta lavorando su queste cose) oppure nei preferiti troverete alcune mie segnalazioni sempre pertinenti alle rinnovabili o all'innovazione in generale e della Basilicata.

Per esempio avevo letto di un ingegnere francese che aveva costruito un modulo eolico dalle dimensioni estremamente ridotte che, per mezzo di un complicato sistema di filtri, estirpa lumidità dall'atmosfera e la rende disponibile per l'uso alimentare. L'acqua cosi prodotta viene accumulata e può essere subito utilizzata per mezzo di un comune rubinetto.

Ebbene il video è qui, nel mio canale:







oppure quel gruppo di imprenditori lombardi che ha inventato un sistema di trazione innovativo (vedere per credere):







E se proprio non vi garba un cavolo di ste cose ho pure una serie di video musicali new-wave italiana di quella di classe come i Diaframma, Litfiba o Faust'ò(Fausto Rossi)











giovedì 5 novembre 2009

I giornalisti e l'Eroei

Ormai ogni giorno vi è la notizia di qualche progetto o nuovo sistema di energia rinnovabile riportata da giornalisti che il giorno prima hanno fatto i reporter al campionato italiano di sudoku(!cliccate sul nome del giornalista).

Per carità parlare di energie rinnovabili va bene ma c'è una piccola cosa che pochi hanno capito e dubito che questi giornalisti lo abbiano compreso: è il concetto di EROEI. Cioè io vorrei che a notizie come la seguente il giornalista oltre che riportare l'agenzia faccia lo sforzo di mandare un'e-mail all'azienda o ''chicchessia'' per fare la seguente semplice domanda:

QUALE EROEI PENSIATE ABBIA IL VOSTRO SISTEMA? E COME LO AVETE CALCOLATO?


Vi riporto alcuni passaggi dell'intervista di Caravita a Massimo Ippolito l'ideatore del Kitegen che vi illumineranno:

L’importante è la stima dell’Eroei, ovvero dell’energia che dobbiamo spendere per ricavarne altra rinnovabile. E in quale misura. Oggi questo è il problema a lungo termine un po’ di tutte le fonti, sia fossili, nucleari che anche rinnovabili. E oggi l’Eroei delle fonti fossili sta scendendo, mentre quello delle fonti alternative resta piuttosto basso. Questo implica che il mondo verrà condannato a un relativo impoverimento, dovrà produrre sempre più energia solo per produrre l’energia necessaria alla sopravvivenza della civiltà umana….

Torniamo all’eroei. Se guardiamo complessivamente allo scenario energetico attuale vediamo che quello dei fossili cala, l’eolico tradizionale sembra fermo, e il fotovoltaico appare ancora piuttosto basso. Con una ricerca sulle nanostrutture che potrebbe essere anche molto lenta. Dove sta la soluzione, almeno per i prossimi anni?

Io riconosco un fondo di verità nelle critiche alle tecnologie energetiche alternative, ancora di nicchia. Quali quelle, drastiche, fatte da Franco Battaglia. Benché lui mostri la stessa miopia verso il nucleare, che è e resta una cenerentola. Nessuno, per esempio, sa esattamente il ciclo di vita dei pannelli in tellururo di cadmio. Questo è ancora un punto interrogativo. C’è chi arriva a sostenere che i pannelli fotovoltaici dovrebbero avere un ciclo di vita breve, da cinque anni, per ragioni di marketing e di vendita continua ai clienti. Una follia, sarebbe una strage termodinamica. Useremmo più energia di quella prodotta solo per ragioni commerciali. Il modo giusto invece per affrontare l’innovazione energetica sta nel misurare l’eroei effettivamente ottenibile, e su un ciclo di vita il più lungo possibile. E poi l’eroei lo calcoliamo con il metodo di Jeff Vail, ovvero a regressione infinita, sui veri costi industriali (salari inclusi, istallazione…), oppure, come molti accettano oggi, solo sui materiali necessari a produrre i vari dispositivi o a estrarre le risorse? Adotto in via conservativa il metodo più restrittivo e quindi ricavo dal kitegen un valore di 70, che va moltiplicato per dieci per compararlo con quello comunemente accettato per il fotovoltaico e l’eolico. Se si calcola, spesso, che l’eolico tradizionale ha un Eroei limitato ai materiali di 20-30, quello reale, secondo il metodo di Vail, è solo tre. E trovo quest’ultima metodologia più razionale. Perché si usa il costo industriale.

Quindi, sostieni che se sbagliamo i conti sull’eroei facciamo un errore davvero madornale. Potremmo trovarci a investire su fonti alternative che invece di dare un futuro all’umanità potrebbero generare ulteriori danni, anche catastrofici. Quindi è bene usare qui un principio di precauzione, calcolare tutti i costi incorporati nelle fonti, secondo un metodo di regressione infinita…..

Sì. Un Eroei di 70 è molto simile all’Eroei dell’estrazione del petrolio nei primi anni dello scorso secolo. Mi sono divertito a fare dei diagrammi sulla propagazione sostenibile dei Kitegen. Che è del 360%. Il primo anno facciamo un kitegen-stem e ne traiamo due milioni di euro in termini anche di certificati verdi. Il secondo anno ne possiamo quindi fare tre, poi dieci e così via. Il risultato è 360%, e in autofinanziamento. Io sono il peggiore dei catastrofisti. Perché spesso mi sento in dovere di dire che se non ci aiutate con il kitegen è la catastrofe. E siamo alla ricerca di concorrenti, di gente che ci vinca tecnicamente, da cui imparare.

Dal sito corriere.it



il progetto finlandese ha ricevuto un contributo di 3 milioni di euro


Porte girevoli per l'energia dalle onde


Ogni porta, posizionata da 6 a 23 metri sotto la superficie del mare, può generare 300 chilowatt


Il WaveRoller (da AW-Energy.com)


QUALE EROEI PENSIATE CHE ABBIA IL VOSTRO SISTEMA? E COME LO AVETE CALCOLATO?