domenica 15 ottobre 2006

GREGOR FUCKA


Italia-Jugoslavia semifinale europei 1999 con un fucka indemoniato (vinse infatti poi il premio di MVP del torneo e fu Mister Europa '99), quella partita mi ha impressionato. Fucka mi ha dimostrato come si guida una squadra, sulla sua scia tutti gli altri compagni erano diventati dei mostri. Giocatore poliedrico ricercato in NBA, anche da quelle parti non è facile trovare un 2.15 bianco così agile e pericoloso.
Vi riporto di seguito la recensione di Alessandro Gallo:

Il segreto di Gregor? Il lavoro. Quella professionalità quasi maniacale che lo costringe a restare in palestra. Anzi, a farsi aprire la palestra quando questa sarebbe chiusa per santificare le feste, perché Gregor è cresciuto con il culto del lavoro. Nel novembre 1999, dopo un europeo da favola, il giovanotto appariva appannato. Recalcati arrivò persino a imporgli qualche giornata di riposo forzato. Fucka scossò le spalle e in compagnia del fido Basile continuò, con la sua testa dura, ad allenarsi come gli altri. Più degli altri.
Ha un allenatore personale, Pino Grdovic (che è stato braccio destro di Kresimir Cosic) e un 'mago' Peharec, al quale si rivolge quando non riesce più ad allenarsi. Nella Nba, sicuramente, non sarebbe un personaggio. Là, dove tutto luccica e dove tutto è griffato, risulterebbe difficile mettere sotto i riflettori un giocatore che in mano regge una mela oppure una banana.
Dieta rigida
Proprio così: niente bevande con le bollicine, nessun hambuger 'griffato', solo tanta frutta (si può forse promuovere il fruttivendolo di fiducia?). Che sbocconcella quando arriva all'allenamento. Perché segue una dieta specifica, perché è allergico a diversi alimenti. Difficile trovare nel suo passato dichiarazioni roboanti o polemiche. Gregor si trincera dietro il suo classico intercalare, e a un credo che naturalmente comincia dal lavoro in palestra. Ha un telefonino che il più delle volte è spento.
Il bene più prezioso
La famiglia, Valentina gli ha regalato due gemelline, Tatjana e Rebeka, è l'aspetto più importante della sua vita. Se Magic Johnson è il suo eroe sportivo, l'avversario più forte incontrato è Tony Kukoc. Adora Dylan Dog e Alan Ford; è sicuro di non avere pregi. Ma solo tanti difetti che prova a limare quotidianamente, sottoponendosi a ogni tipo di esercizio. A Bologna adesso ha preso casa perché forse ha scoperto che il suo futuro, una volta che avrà appeso le scarpette al chiodo, sarà proprio nella Città dei Canestri. Il momento peggiore, forse, fu la 'rissa' del 'neuroderby' della primavera 1998. Ma lui e Savic (il giocatore che più lo metteva in crisi, una volta) si spiegarono e si chiarirono, da persone civili, davanti a un piatto di tortelloni, alla Braseria, locale bolognese spesso frequentato da cestisti e calciatori. Nel tempo libero? Sta in casa. Con la famiglia. Dopo un paio di allenamenti supplementari, naturalmente...

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