(in grassetto le mie considerazioni)
Il termine stagflazione nasce negli anni 70, dopo il primo shock petrolifero del 1973-74. Esso indica la contemporanea presenza di un'attività produttiva che non cresce (stagnazione) e di un persistente aumento dei prezzi (inflazione). Fino ad allora la coesistenza di questi due fenomeni era difficilmente spiegabile per gli economisti, che ritenevano la crescita dei prezzi una forma di male necessario per sostenere lo sviluppo dell'economia.
Una proficua lotta alla stagflazione è particolarmente complessa, in quanto per diminuire la spinta inflazionistica le Banche Centrali dovrebbero ridurre la massa di moneta circolante e, indirettamente, contenere la domanda di beni e servizi; ma una diminuzione della domanda causata da scarsità della massa monetaria non favorisce la crescita economica e quindi il rientro della disoccupazione.
Quello che i nostri politici non hanno capito è che la lotta alla stagflazione non può essere fatta con misure monetarie e neppure con misure fiscali per il semplice motivo che la causa dell'inflazione è l'aumento dell'energia sia sottoforma di elettricità che di prezzo del petrolio e di prodotti petroliferi.
Quindi invece di iniettare miliardi di euro e dollari per salvare banche e finanziarie bisognerebbe usare quei soldi per finanziare progetti di produzione di energia e progetti per l'efficienza energetica.
Inutile dire che investire in innovazioni di tipo energetico porterebbe nuovi posti di lavoro e sviluppo economico.(vedi Germania, Spagna o Islanda)
Quindi invece di iniettare miliardi di euro e dollari per salvare banche e finanziarie bisognerebbe usare quei soldi per finanziare progetti di produzione di energia e progetti per l'efficienza energetica.
Inutile dire che investire in innovazioni di tipo energetico porterebbe nuovi posti di lavoro e sviluppo economico.(vedi Germania, Spagna o Islanda)
Ecco come viene invece combattuta la stagflazione oggigiorno:
Rispetto agli anni '70, oggi il fenomeno della stagflazione viene mitigato dalla mancata rincorsa prezzi/salari, ovvero ad un aumento dei prezzi, soprattutto petrolio e materie prime, non corrisponde automaticamente un adeguamento inflattivo delle richieste salariali che vengono condizionate dalla possibilita' per le imprese di esportare sempre di più la produzione in paesi che hanno un costo del lavoro nettamente inferiore. Questa tendenza a sua volta riduce la possibilita' di contrattare eventuali aumenti salariali nei paesi più sviluppati riportando in equilibrio il mercato del lavoro e quindi senza produrre un ulteriore peggioramento del tasso d'inflazione. A questo punto una politica monetaria restrittiva risulta inefficace e quindi occorre agire piuttosto su quella fiscale, con una sensibile riduzione della spesa corrente ed una corrispondente riduzione della pressione fiscale, unica strumento efficace per stimolare i consumi e perciò la domanda aggregata di beni e servizi. La conseguente crescita economica rende quindi possibile una ripresa dell'occupazione, proprio in conseguenza della sopra citata moderazione salariale. Alle Banche centrali spetta quindi il compito di fine tuning, ovvero di equilibrare con la maggiore precisione possibile, la liquidità immessa nel sistema, in particolare attraverso una migliore allocazione della massa monetaria allargata che accompagni la ripresa dell'economia.
Quello che serve invece è un New Deal energetico, culturale e demografico suddiviso in vari punti:
1: investire in energie rinnovabili e progetti di efficienza energetica
2: spingere le giovani menti lucane e italiane verso facoltà scientifiche, non usciremo dalla crisi energetica e dalla stagflazione con gli avvocati o gli scienziati della comunicazione.
3: una politica demografica a livello mondiale: qualunque provvedimento che noi prenderemo verrà vanificato semplicemente con un piccolo aumento della popolazione mondiale per esempio di paesi come la Cina o l'India.
Nessun commento:
Posta un commento