giovedì 30 ottobre 2008

Piazza Navona, camioncini e... pinocchi.(from Crisis)

Perché visto da Roma, l'evento di ieri ha un particolare totalmente assurdo. Ovvero questo:

Qualsiasi romano ieri sera, davanti a queste immagini in TV, se ha un minimo di presenza di spirito deve essersi sbellicato dalle risate. Perché nell'angolo che vedete, tra Piazza Navona e via Agonale, la presenza di un camioncino è plausibile quanto quella di un'astronave aliena. In quel luogo, zona pedonale da decenni, è assolutamente impossibile entrare con qualsivoglia veicolo nei giorni normali: auto, moto, motorino, si viene fermati dagli agenti e ricacciati indietro. Occorre fare anticamere di ore in Comune, tirar fuori euro sonanti, pregare in ginocchio per ottenere un permessino di 3 minuti al carico-scarico. Entrare così, con un camion è del tutto improponibile. Ieri, poi, tutta la zona era completamente blindata, non si entrava neanche in triciclo a partire da Lungotevere e Corso Rinascimento (a 50 metri dall'angolo che vedete c'è il Senato).

E' uno sforzo sovrumano immaginare come un camion, pieno di giovini e di bastoni, sia potuto arrivare in quell'impossibile luogo e per giunta in un giorno caldo come quello di ieri. L'unica è che li abbiano fatti passare apposta, non c'è altra spiegazione. Quel camion lì è un pugno in un occhio, suona da messinscena lontano un miglio, agli occhi di un romano appare istintivamente come una scenografia teatrale.

venerdì 24 ottobre 2008

Cossiga ci vuole picchiare (e non solo lui..)

Cossiga consiglia a Maroni di usare gli agenti provocatori

Dal "Quotidiano Nazionale" del 23/10/2008

Intervista a Cossiga

"Bisogna fermarli: anche il terrorismo partì dagli atenei"

di Andrea Cangini

D - Presidente Cossiga, pensa che minacciando l'uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?

R - Dipende, se ritiene d'essere il Presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l'Italia è uno Stato debole, e all'opposizione non c'è il granitico PCI ma l'evanescente PD, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia.

D - Quali fatti dovrebbero seguire?

R - Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand'ero Ministro dell'interno.

D – Ossia?

R - In primo luogo, lasciar perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...

D - Gli universitari, invece?

R - Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.

D - Dopo di che?

R - Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.

D - Nel senso che...

R - Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano.

D - Anche i docenti?

R - Soprattutto i docenti.

D - Presidente, il suo è un paradosso, no?

R - Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!

D - E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? In Italia torna il fascismo, direbbero.

R - Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l'incendio.

D - Quale incendio?

R - Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale.

D - E' dunque possibile che la storia si ripeta? «

R - Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo.

D - Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

R - Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...

D - Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...

R - Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all'inizio della contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com'era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro. La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente.

lunedì 20 ottobre 2008

Maria Star ... ovvero la fine del Sapere





Tutti devono sapere cosa sta succedendo alla nostra università...e soprattutto che la riforma della gelmini NON è L'INTRODUZIONE DEL MAESTRO UNICO!! Nessuno parla mai di ciò che succede all'università...facciamo girare questa mail il più possibile!

Non lasciamo che svendano il nostro futuro
CONOSCERE LA LEGGE 133/2008
PER DIFENDERE L’UNIVERSITA’ PUBBLICA


Cercherò di essere il più breve e comprensivo possibile, ben sapendo che in ogni caso vi saranno molte cose di cui scrivere, sperando che tutti abbiano il tempo e la pazienza di leggere quanto riportato sotto, e trovino la spinta per informarsi ed informare quanta più gente possibile intorno a se, perché si tratta di salvare l’università, una cultura di qualità per tutti coloro che desiderano riceverla.
Più che una legge, è un enorme calderone all’interno del quale è stato gettato di tutto, ogni argomento con una qualche valenza di tipo economico.
Il testo della legge potete trovarla a questo indirizzo [
http://web.camera.it/parlam/leggi/08133l.htm],
pubblicata sul sito web della Camera dei Deputati del Parlamento Italiano.
Basti pensare che questa legge ha chiamato in causa le seguenti commissioni
- Commissione V BILANCIO E TESORO e VI FINANZE
- COMITATO PER LA LEGISLAZIONE
- Commissione I AFFARI COSTITUZIONALI
- Commissione II GIUSTIZIA
- Commissione III AFFARI ESTERI
- Commissione IV DIFESA
- Commissione VII CULTURA
- Commissione VIII AMBIENTE
- Commissione IX TRASPORTI
- Commissione X ATTIVITA’ PRODUTTIVE
- Commissione XI LAVORO
- Commissione XII AFFARI SOCIALI
- Commissione XIIIAGRICOLTURA
- Commissione XIV POLITICHE UNIONE EUROPEA
- COMMISSIONE PARLAMENTARE PER LE QUESTIONI REGIONALI

L’iter parlamentare di questa maxi legge ha avuto inizio con la prima lettura alla Camera dei Deputati il 2 LUGLIO, per concludersi con l’approvazione il 6 AGOSTO 2008, e passare al Senato.
Un mese di discussione, due o tre giorni per settimana, nel completo silenzio dei media nel periodo di minima attenzione dell’opinione pubblica, in vacanza, ferie… Arriviamo a discutere cosa questa legge decreta al riguardo dell’università pubblica.

TAGLIO DELLE RISORSE ECONOMICHE
DESTINATE ALL’UNIVERSITA’PUBBLICA
E’ stata decisa da questa legge il taglio dei fondi destinati all’università pubblica (FFO - fondo per il finanziamento ordinario delle università ) nella seguente maniera.
Riduzione di:
- 63.5 milioni di euro per l’anno 2009
- 190 milioni di euro per l’anno 2010
-316 milioni di euro per l’anno 2011
-417 milioni di euro per l’anno 2012
- 455 milioni di euro a decorrere dell’anno 2013
per un totale di 1441.5 milioni di euro almeno fino al 2013.
TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITA’ PUBBLICHE
IN “FONDAZIONI DI DIRITTO PRIVATO”
Per sopperire all’improvviso ammanco dei finanziamenti pubblici, lo stato consente alle università di trasformarsi in fondazioni di diritto privato.
.Questo passo sancirebbe la morte di un’istruzione pubblica
per tutti , consentendo alle fondazioni universitarie di decidere l’entità delle tasse per gli studenti, ed andando a ledere il fondamentale diritto allo studio univesitario, tutelato dalla Costituzione Italiana attraverso l’articolo 33, che recita:
Art. 33.
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Attualmente la legge difatti sancisce che nell’anno solare, il gettito delle tasse degli studenti non deve superare il 20% dell’importo del finanziamento ordinario dello Stato (FFO), cosa che di fatto
pone un tetto massimo alle tasse che si possono far pagare ad uno studente.
Con il passaggio a fondazione l’università potrà ( e vista la mancanza di fondi, dovrà)chiedere qualunque cifra agli studenti, senza dover rispondere a nessun tetto prefissato
.Una retta universitaria da 10000 euro potrebbe essere uno standard per il prossimo anno accademico.
Raggiungeremmo uno standard tipo college americano, dove o si vince una borsa di studio per meriti sportivi, o si è abbastanza ricchi da poter far fronte ad una richiesta economica di tale portata.
Con l'entrata in vigore della legge 133/2008 si è andati a ledere questo principio costituzionali, garantendo il diritto allo studio ed ad una formazione di qualità solamente a chi può far affidamento su una grande capacità economica, andando a ledere il principio costituzionale di
eguaglianza e pari dignità tra i cittadini decretata dall’articolo 3

Art. 3.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Al contempo assisteremo alla definitiva violazione dell’articolo 9, che recita
Art. 9.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica […]
vista la sostanziale impossibilità delle università di mantenere una gestione pubblica a seguito dei tagli economici e di personale docente, di ricerca e tecnico – amministrativo subiti.
Oltre a questo vi sono implicazioni riguardanti i poteri economici.
Le università potranno “trovarsi uno sponsor” che li finanzi. Inutile dire gli effetti devastanti che avrebbe un controllo economico di questo tipo sulla ricerca in tutti i vari settori universitari.
La ricerca verrebbe condotta secondo le direttive impartite dalle società finanziatrici, in base alla redditività a livello economico!
TURN OVER (articolo 66)
La stessa legge ha imposto una drastica riduzione del personale universitario alle facoltà stesse, che si trovano costrette improvvisamente a mandare obbligatoriamente in pensione chi ha maturato i requisiti necessari, o altrimenti licenziare parte del proprio organico.
Logica vorrebbe una sostituzione nelle posizioni didattiche per mantenere l’offerta d’insegnamento. La legge 133 impone invece un turn over bloccato al 20%, ovvero un nuovo assunto ogni cinque pensionamenti o licenziamenti
.Come pensiamo di mantenere una didattica di buon livello in questa maniera?
Riassumendo:
- Le facoltà devono ridurre gli organici entro i termini imposti dalla legge, licenziando o pensionando forzatamente
- Si può procedere all’assunzione ogni 5 pensionamenti e/o licenziamenti
Matematicamente qualcosa non torna. Si rinuncia a personale docente, chiedendo ai ricercatori di mantenere il ruolo di insegnanti, mantenendo la stessa retribuzione e lavorando fuori dai compiti stabiliti dal loro contratto (che prevede 60 ore di ricerca, e nessun obbligo all’insegnamento).
Con questa situazione, l’unica soluzione sarebbe sopprimere corsi d’insegnamento, fino a giungere addirittura alla cancellazione dei corsi di laurea meno frequentati o considerati di minor interesse.

In questo rapido excursus informativo sono stati citati solamente i problemi più grossi a cui questa legge condurrebbe, ma basta leggere con attenzione il testo della legge, o informarsi con chi già lo ha fatto prima di noi perché vi si dischiudano gli abissi entro cui verrà gettata l’università se tutto questo viene approvato in parlamento.
L’università da pubblica diventerebbe un privilegio per i pochi che potrebbero permettersi rette universitarie altissime, mentre il livello qualitativo dell’insegnamento pubblico crollerebbe a picco per la mancanza di docenti e la soppressione di esami, nonché probabilmente anche di corsi di laurea meno frequentati o considerati “di minore rilievo”
. Si sta cercando di distruggere la nostra cultura ed obbligando le università a svendersi a privati per sopravvivere, senza poi garantire un livello di istruzione accettabile.

DIFENDIAMO L’UNIVERSITA’
PUBBLICA
DALLA LEGGE 133/2008

venerdì 17 ottobre 2008

E i distributori del metano in Basilicata? Ci mettiamo il Phill?

Dato che la Fiat ha messo in vendita la Grande Punto a Metano mi sono chiesto come fare un ipotetico rifornimento qui in Basilicata se abitassi in un luogo lontano dal distributore.
Forse una soluzione può essere l'uso del Phill.
Si tratta di un dispositivo elettrico costituito da una pompa che permette di travasare il metano dalla rete domestica al serbatoio dellauto. Per un pieno si impiegano otto ore, insomma, una notte intera, ma non occorre andare dal benzinaio. Phill si installa in garage o all'aperto e, a detta del distributore, è assolutamente sicuro e funziona, perché il metano per autotrazione è identico a quello domestico, che è solo «odorizzato». Unico inconveniente, per ora, è il prezzo: Phill costa 4.800 euro.
Di seguito il video:







Se poi si decidono ad installare qualche altro distributore....

mercoledì 15 ottobre 2008

Eolico off shore Tricase

In Puglia al largo di Tricase verrà impiantata una wind farm off shore di tipo innovativo che può essere impiantata ad una distanza di 20 km dalla costa.
Sul mio canale web il video del prototipo della prima pala.




lunedì 6 ottobre 2008

Stagflazione in Basilicata e dintorni...
















(in grassetto le mie considerazioni)


Il termine stagflazione nasce negli anni 70, dopo il primo shock petrolifero del 1973-74. Esso indica la contemporanea presenza di un'attività produttiva che non cresce (stagnazione) e di un persistente aumento dei prezzi (inflazione). Fino ad allora la coesistenza di questi due fenomeni era difficilmente spiegabile per gli economisti, che ritenevano la crescita dei prezzi una forma di male necessario per sostenere lo sviluppo dell'economia.

Una proficua lotta alla stagflazione è particolarmente complessa, in quanto per diminuire la spinta inflazionistica le Banche Centrali dovrebbero ridurre la massa di moneta circolante e, indirettamente, contenere la domanda di beni e servizi; ma una diminuzione della domanda causata da scarsità della massa monetaria non favorisce la crescita economica e quindi il rientro della disoccupazione.



Quello che i nostri politici non hanno capito è che la lotta alla stagflazione non può essere fatta con misure monetarie e neppure con misure fiscali per il semplice motivo che la causa dell'inflazione è l'aumento dell'energia sia sottoforma di elettricità che di prezzo del petrolio e di prodotti petroliferi.

Quindi invece di iniettare miliardi di euro e dollari per salvare banche e finanziarie bisognerebbe usare quei soldi per finanziare progetti di produzione di energia e progetti per l'efficienza energetica.


Inutile dire che investire in innovazioni di tipo energetico porterebbe nuovi posti di lavoro e sviluppo economico.(vedi Germania, Spagna o Islanda)



Ecco come viene invece combattuta la stagflazione oggigiorno:
Rispetto agli anni '70, oggi il fenomeno della stagflazione viene mitigato dalla mancata rincorsa prezzi/salari, ovvero ad un aumento dei prezzi, soprattutto petrolio e materie prime, non corrisponde automaticamente un adeguamento inflattivo delle richieste salariali che vengono condizionate dalla possibilita' per le imprese di esportare sempre di più la produzione in paesi che hanno un costo del lavoro nettamente inferiore. Questa tendenza a sua volta riduce la possibilita' di contrattare eventuali aumenti salariali nei paesi più sviluppati riportando in equilibrio il mercato del lavoro e quindi senza produrre un ulteriore peggioramento del tasso d'inflazione. A questo punto una politica monetaria restrittiva risulta inefficace e quindi occorre agire piuttosto su quella fiscale, con una sensibile riduzione della spesa corrente ed una corrispondente riduzione della pressione fiscale, unica strumento efficace per stimolare i consumi e perciò la domanda aggregata di beni e servizi. La conseguente crescita economica rende quindi possibile una ripresa dell'occupazione, proprio in conseguenza della sopra citata moderazione salariale. Alle Banche centrali spetta quindi il compito di fine tuning, ovvero di equilibrare con la maggiore precisione possibile, la liquidità immessa nel sistema, in particolare attraverso una migliore allocazione della massa monetaria allargata che accompagni la ripresa dell'economia.

Quello che serve invece è un New Deal energetico, culturale e demografico suddiviso in vari punti:

1: investire in energie rinnovabili e progetti di efficienza energetica

2: spingere le giovani menti lucane e italiane verso facoltà scientifiche, non usciremo dalla crisi energetica e dalla stagflazione con gli avvocati o gli scienziati della comunicazione.


3: una politica demografica a livello mondiale: qualunque provvedimento che noi prenderemo verrà vanificato semplicemente con un piccolo aumento della popolazione mondiale per esempio di paesi come la Cina o l'India.