venerdì 30 novembre 2007

Cambiate browser grazie


La maggiorparte dei miei lettori naviga il mio blog con Explorer, sarei molto felice se grazie a queste righe qualcuno cambiasse idea!
Ecco un articolo che spero vi convincerà:

Abbandonare Explorer? Niente di così difficile...

5 buoni motivi per passare a Firefox

Rilasciata la versione 2.0 del noto browser

Mozilla Firefox è quel programma magnifico che probabilmente molti di voi per pigrizia ignorano, non hanno mai provato ad installare, non vogliono saperne o semplicemente non si interessano ad un prodotto alternativo quando ne hanno uno che già funziona (male). Quale occasione di parlarvene un po' se non l'uscita proprio ieri della versione 2.0?

Dopo oltre 11 mesi di sviluppo Firefox 2 è finalmente stato rilasciato, ed è disponibile per il download all'indirizzo http://getfirefox.com. Dalla sua prima uscita, nel novembre 2004, il browser alternativo a Microsoft Internet Explorer è cambiato parecchio rosicchiando oltre il 10% del mercato dei browser e sottraendo sempre più terreno al rivale Microsoft. La competizione sta nel discorso sicurezza, negli standard del web e ovviamente nell'integrazione di alcuni servizi chiave che si stanno facendo largo sulla rete, come i feed rss. Internet Explorer 7, rilasciato finalmente pochi giorni fa, Safari 2 e Opera 9hanno anch'essi fatto passi da gigante e a beneficiarne sono, ovviamente, gli utenti.

Che cos'ha Firefox di tanto speciale? Perchè dovrei preferirlo ad Explorer che mi trovo già installato sul computer?

1) E' sicuro come le vostre tasche. Scordatevi i dialer e gli spyware che si intrufolano da siti porno o di casinò. Niente finestrelle popup che si moltiplicano sullo schermo sfuggendo al controllo del mouse. Nessun programma partirà mai in automatico senza che voi lo vogliate perchè si è installato da solo nel pc. Con Firefox tutta la memoria cache, cioè l'insieme dei file che avete aperto, pagine web, immagini, file audio e quant'altro è presa, impacchettata in un file criptato e messa in un unico posto. Solo Firefox può accedervi, e statene certi, nessun file infetto emergerà dal mucchio, nessun trojan prenderà vita da qui a breve senza che non lo sappiate. Se un sito usa tecniche di phishing, tentando di estorcevi illegalmente numeri di carta di credito o dati sensibili, Firefox vi avvertirà.

2) E' leggero. Avete installato Windows e all'inizio Explorer andava forte, ma ora con il passare del tempo sembra imbolsito, rallenta, crasha ogni dieci minuti. Ciò non accade con Firefox, che tende ad aprirsi sempre in tempi ragionevoli (se non lo riempite con troppi plugin) e a non piantarsi anche in caso si aprano dodici finestre contemporaneamente. Il consumo di memoria ram che fa quando è aperto è notevolmente inferiore a Internet Explorer.

3) E' gratuito e multipiattaforma. Usate Windows? Potete installare Firefox. Usate il Mac? Firefox è li che vi aspetta. Usate Linux? Installate Firefox. Con tutti i benefici che può avere avere un programma condiviso ed unico, che gira su qualunque computer al mondo. L'esperienza dell'Euro insegna.

4) E' sempre aggiornato ed estensibile:circa una volta al mese si aggiorna automaticamente con una nuova release. Esistono migliaia di plugin creati apposta per soddisfare questa o quella esigenza. Non siamo davanti ad un programma rigido e statico: ci sono aggiunte per visualizzare nella barra di stato i risultati delle partite in tempo reale, le condizioni meteo della vostra città, le notizie di questo o quel sito, grazie all'integrazione dei feed rss, ormai messi a disposizione da tutti i principali quotidiani. Potete installare un plugin che controlli la posta e vi notifichi nuovi messaggi, o che scandagli i vostri blog e forum preferiti per informarvi quando sono stati aggiornati. Potete chiedere che il motore di ricerca integrato in alto a destra non usi soltanto Google ma operi la ricerca della parola chiave anche in Wikipedia (l'enciclopedia libera di Internet), o su Imdb (il catalogo del cinema), o sulle aste Ebay, o ancora sul dizionario d'italiano Demauro Paravia, e così via...

5) E' pratico. Quando siete in Google e avete dieci risultati che vi interessano in una pagina, siete soliti aprirne uno ad uno? Macchè: potete usare le tab. Provate a cliccare sui link con la rotellina del vostro mouse (CTRL + clic se volete agire da tastiera). Oplà, ecco che in una sola finestra avete sott'occhio tutti i siti che volete, che si aprono senza disturbare in background, pronti per la consultazione. E se un sito vi piace che ne dite di trascinare la sua tab sulla barra dei segnalibri per aggiungerlo? O ancora, se possiede un feed rss, perchè non metterlo in elenco come segnalibro Live, che ci notifica quando ci sono nuovi contenuti senza nemmeno fare lo sforzo di andare sul sito a controllare?

Ancora non vi convince? Provatelo qualche giorno... provate a scordarvi per un tempo limitato di Explorer. Vedrete che non tornerete indietro facilmente e presto la E azzurra sparirà dai vostri desktop, mangiucchiata dalla Volpe di Fuoco! ;-)
Scritto da: Eugenio Ciccone

sabato 24 novembre 2007

notizie sul blog


1 aggiunti file musicali imeem e video da you tube
2 riorganizzati i link
3 nuovi temi
4 pubblicità google
5 contatore shiny stat
6 informazioni personali
7 rss cinema potenza
8 adesione a varie iniziative (sono alla fine della pagina) come PER DE MAGISTRIS ecc...

ps :
sottoscrivete i miei feed rss

Il feed è un'unità di informazioni formattata secondo specifiche (di genesi XML) stabilite precedentemente. Ciò per rendere interoperabile ed interscambiabile il contenuto fra le diverse applicazioni o piattaforme.

Legalizziamo il mulo! (legalizzare il peer-to-peer)

A BETTER WAY FORWARD

(Un modo migliore di andare avanti?)

Licenza collettiva volontaria di condivisione di file musicali

"Let the Music Play" White Paper

Le attuali battaglie che si stanno combattendo intorno alla condivisione

di file nelle reti Peer To Peer (P2P) sono uno spreco che crea perdite a

tutti. Le case discografiche continuano a registrare cali di vendita,

mentre i milioni di condivisori di file -che sono fan della musica- sono

additati come criminali. Ogni giorno i danni collaterali aumentano: la

privacy a rischio, l'innovazione repressa, la crescita economica persa e

le poche sfortunate persone che vengono isolate, sono trascinate in

tribunale dalle industrie discografiche. Inoltre la campagna di denuncie

dei fan della musica non ha portato un solo centesimo nelle tasche degli

artisti.

Ci serve un modo migliore per andare avanti.

LE PREMESSE

Primo, gli artisti ed i detentori dei diritti meritano di essere

ricompensati adeguatamente.

Secondo, il file sharing è qui per restare. La chiusura di Napster ha

semplicemente generato reti più decentralizzate. Molte inchieste

dimostrano che la condivisione di file è oggi altrettanto popolare

quanto lo era prima che iniziassero le denunce legali.

Terzo, i fan svolgono un miglior lavoro di distribuzione della musica di

quanto non facciano le case discografiche. La vendita su internet di

iTUnes Music Store di Apple vanta un archivio di più di 500.000 canzoni.

Sembra tanto, fino a che non si viene a sapere che i fan hanno reso

disponibili *milioni* di canzoni solo su KaZaA. Se le nubi legali si

dileguassero, le reti peer-to-peer presto migliorerebbero ulteriormente.

Quarto, ogni soluzione deve ridurre al minimo gli interventi del governo

a vantaggio di una solo attore del mercato.

LA PROPOSTA: LICENZA VOLONTARIA COLLETTIVA

La Electronic Frontier Foundation (EFF) ha passato gli ultimi anni a

valutare le alternative che consentano di pagare gli artisti e

contemporaneamente rendere legale la condivisione di file. Il concetto è

semplice: l'industria musicale usa una società di esazione, che in

seguito offre ai fan della musica che condividono file l'opportunità di

"passare alla legalità" in cambio di un ragionevole pagamento

ricorrente, ad esempio 5$ al mese. Fino a quando pagano, i fans sono

liberi di continuare a fare quello che farebbero in ogni caso

-condividere la musica che amano utilizzando un qualsiasi programma di

loro scelta sulla loro piattaforma pc preferita- senza timore di

incorrere in denunce legali. Il denaro raccolto viene diviso tra i

detentori dei diritti in base alla popolarità della loro musica.

In cambio, i fan che condividono file musicali saranno liberi di

scaricare qualsiasi cosa essi preferiscano, utilizzando i programmi che

ritengono più performanti. Con il crescere della competizione tra

applicazioni software, l'innovazione ed i miglioramenti accelereranno.

Con l'aumentare della libertà dei fan di pubblicare ciò a cui tengono,

il catalogo si farà sempre più grande.

IL PRECEDENTE: LE TRASMISSIONI RADIOFONICHE

E' già stato fatto in passato.

Con la costituzione di società di esazione come ASCAP, BMI e SESAC [ndt:

SIAE, in Italia] gli autori musicali hanno portato le radiotrasmissioni

a onorare i copyright nella prima metà del ventesimo secolo.

GLi autori vedevano inizialmente la radio allo stesso modo in cui oggi

l'industria musicale considera gli utenti di KaZaA: come pirati. Dopo

avere tentato di chiudere le radio a suon di cause, gli autori alla fine

si sono riuniti per formare la ASCAP (e successivamente BMI e SESAC). Le

stazioni radio interessate alla trasmissione della musica si fecero

avanti. Pagarono un compenso, ed in cambio ottennero di suonare

qualsiasi musica avessero preferito, utilizzando le atrezzature che

funzionavano meglio. Oggi le società che raccolgono i diritti di

esecuzione ASCAP e BMI intascano i soldi e pagano milioni di dollari

ogni anno agli artisti. Anche se queste società di esazione ricevono una

certa dose di giuste critiche, non c'è viene messo in dubbio sul fatto

che il sistema che si è evoluto per le radio è preferibile ad uno basato

sull'intentare causa alle radio per eliminare un'emittente alla volta.

Gli avvocati del copyright chiamano tutto questo "licenza collettiva

volontaria". Lo stesso potrebbe accadere oggi per la condivisione di

file: i detentori dei diritti potrebbero riunirsi per offrire la loro

musica in un modo semplice da pagare, senza limitazioni. Possiamo

raggiungere questo obiettivo senza bisogno di modificare le norme sul

diritto d'autore e con minimi interventi da parte del governo.

I SOLDI: COME RACCOGLIERLI

Partendo dai soli 60 milioni di Americani che hanno utilizzato i

software di la condivisione di file, 5$ al mese produrrebbero un totale

netto maggiore di 3 miliardi di dollari da spartirsi secondo il patto,

senza regalie alle stazioni radio, percentuali a KaZaA o altre spese. La

cosa migliore è che una fonte di guadagni sempreverde: soldi che

continuano ad arrivare, in tempi buoni e cattivi, fintanto che i fan

desiderano musica digitale online. La torta cresce al crescere della

condivisione di file su internet, invece di ridursi. L'ammontare lordo

totale annuo dell'industria musicale è valutato oggi in 11 miliardi di

dollari. Ma è il guadagno *lordo*. Un regime di licenza collettiva per

la condivisione di file promette 3 miliardi di *profitti* annuali alle

etichette musicali -- più di quanto essi abbiano mai realizzato.

Come far sì che i condivisori di file paghino? Ecco dove interviene il

mercato: quelli che oggi sono sotto minacce legali avranno ampi

incentivi a optare per una semplice tariffa di 5$ al mese. Dovrebbero

esserci tutti i possibili metodi di pagamento realizzabili dal mercato.

Alcuni potrebbero compiere l'acquisto direttamente da un sito web (dopo

tutto, era questa l'intenzione della RIAA nel suo programma di

"amnistia"). I fornitori di accesso ad internet potrebbero includere la

tariffa nel prezzo dei loro servizi a banda larga per i clienti

interessati a scaricare musica. Dopotutto i fornitori di connettività

potrebbero essere felici di pubblicizzare pacchetti di connessione a

banda larga che comprendono "download di tutta la musica che volete". Le

Università potrebbero rendere il costo parte dei costi di fornitura dei

servizi di rete agli studenti. I venditori di software peer-to-peer

potrebbero includere la tariffa nel quadro di un pacchetto di

abbonamento al proprio software, cosa che dissiperebbe nettamente

qualsiasi ombra di incertezza legale che ha inibito gli investimenti nel

campo dei programmi p2p.

I SOLDI: COME DIVIDERLI

I soldi raccolti sarebbero divisi tra gli artisti ed i detentori dei

diritti in base alla popolarità della loro musica.

Determinare cosa sia popolare può essere fatto utilizzando un insieme di

controlli anonimi su quali file siano condivisi dalle persone (cosa che

alcune compagnie come Big Champagne e BayTSP stanno già facendo) e

individuare volontari che servano come equivalenti dei campioni Nielsen

per la musica digitale. Miliardi di dollari spesi in pubblicità

televisiva sono divisi oggi con sistemi come questo. In un ambiente

digitale, una miscela di questi approcci potrebbe ottenere l'equilibrio

tra la protezione della privacy e la stima accurata della popolarità dei

brani.

I VANTAGGI

I vantaggi di questo approccio sono chiari.

Gli artisti ed i detentori dei diritti sono pagati. In più, col crescere

della banda larga, il compenso aumenta, spingendo le potenti lobby

dell'industria dell'intrattenimento a lavorare per ottenere un'internet

più grande, innovativa ed aperta, invece di osteggiarla.

L'intervento governativo è ridotto all'essenziale: nessuna modifica alla

normativa sul diritto d'autore, e la società di esazione stabilisce la

propria tariffa. La cifra di 5$ al mese è un suggerimento, non un

obbligo. Comunque sia, il mercato manterrà il prezzo ragionevole: le

società di esazione fanno maggiori incassi con prezzi appetitosi e ampie

basi di sottoscrittori che con prezzi maggiori e costosi mezzi per

applicarli.

Lo sviluppo della banda larga riceve una nuova spinta rendendo legittima

la sua "killer application" (applicazione vincente): la condivisione di

file.

I dollari degli investimenti verranno riversati nelle mercato del

software di condivisione dei file di musica digitale una volta che

questo sarà reso legittimo. Invece di limitarsi a pochi "servizi

autorizzati" come iTunes di Apple e Napster 2.0, si vedrà un mercato

competitivo di applicazioni e servizi per la condivisione di file.

Fintantochè le persone avranno la licenza, le società tecnologiche

potranno smettere di preoccuparsi dell'inestricabile labirinto di

diritti, concentrandosi nella realizzazione di prodotti più attrattivi

per i fan e di servizi in un mercato in competizione.

I fan della musica avranno infine un completo e legittimo accesso alla

illimitata scelta di musica che le reti di condivisione di file hanno

fornito sin dai tempi di Napster. Tolta l'ombra delle azioni legali,

tali reti miglioreranno rapidamente.

Sarà eliminato il collo di bottiglia della distribuzione che ha limitato

le possibilità degli artisti indipendenti. Gli artisti potranno

scegliere qualsiasi strada per la popolarità online: incluso, ma non

limitato a, un contratto con una delle grandi case discografiche.

Fintantochè le loro canzoni saranno condivise online tra fan, essi

saranno pagati.

Il compenso verrà solo da chi sarà interessato a scaricare musica, e per

il periodo in cui essi saranno interessati a scaricarla.

COME TUTTO CIO' AIUTA GLI ARTISTI?

Gli artisti beneficiano in almeno tre maniere.

Primo, gli artisti saranno pagati per la condivisione di file, che

diverrà una normale attività della vita in rete.

Secondo, gli artisti indipendenti non avranno più bisogno di un accordo

di registrazione con una grande etichetta per raggiungere grandi numeri

di potenziali fan: fintantochè avranno alcuni fan che condividono la

loro musica online, altri saranno in grado di accedere alla loro musica

nello stesso modo in cui possono accedere ai contenuti forniti dalle

grandi etichette. In altre parole, la distribuzione digitale sarà a

disposizione in maniera uguale a tutti gli artisti.

Terzo, per quanto riguarda la promozione, gli artisti saranno in grado

di usare qualsiasi meccanismo preferiscano, invece di dover dipendere

dal fatto che le grandi etichette spingano le esecuzioni in radio. Tutto

cio che renderà il loro lavoro popolare tra i condivisori di file gli

porterà un ritorno. Ci sarebbe sempre un ruolo per l'industria

discografica: molti artisti vorranno sempre un aiuto con la promozione,

lo sviluppo dei talenti, ed altri servizi di supporto. Con più opzioni

tra cui scegliere, gli artisti otterranno contratti più equi rispetto ai

patti a senso unico che gli sono offerti oggi.

E L'ANTITRUST?

Dal momento che una soluzione di licenza collettiva dipende su una

singola società di esazione che emetta licenze per coprire tutti (o

quasi tutti) i diritti d'autore musicali, ci sarà il bisogno di una

qualche regolamentazione antitrust che assicuri che la società di

esazione non abusi della propria posizione dominante. Sia ASCAP che BMI,

ad esempio, sono state soggette a regolamentazioni di adeguamento alle

norme antitrust per numerose decadi. La regolamentazione deve essere

completa, dato che la società di esazione venderà, sostanzialmente, un

solo prodotto ad un solo prezzo a tutti i suoi clienti. I legislatori

terranno lo sguardo puntato sulla società di raccolta per assicurarsi

che tratti con equità gli artisti ed i detentori dei diritti, la maggior

parte dei quali si baserà sulla società di esazione per i compensi della

condivisione di file non in commercio.

COME SI ASSICURA UNA DIVISIONE ACCURATA DEI SOLDI?

La trasparenza sarà critica. La società di esazione deve tenere aperti i

propri registri per l'esame degli artisti, dei detentori dei diritti e

del pubblico. Questo ente dovrebbe essere non-profit e dovrebbe

impegnarsi a mantenere i propri costi amministrativi al minimo. Ci sono

esempi di simili società di esazione nell'industria musicale, come ASCAP

e SoundExchange. Noi dovremmo apprendere e migliorare il loro esempio.

Dando agli artisti una maggior voce in capitolo si può far sì che

vengano affrontati anche i loro attuali problemi con le società di

raccolta.

Per quel che riguarda la determinazione effettiva della popolarità delle

opere, dobbiamo bilanciare l'esigenza di un'accuratezza perfetta come un

"censimento" con la necessità di difendere la privacy. Un sistema basato

su un campione raggiunge un buon equilibrio tra questi obiettivi. Da una

parte, in una rete pubblica di P2P, è relativamente semplice determinare

che cosa la gente stia condividento. Big Champagne fa già questo,

compilando una "Top 10" delle reti P2P. Questo tipo di monitorizzazione

non compromette la privacy dell'utente, dato che il controllo non lega i

file condivisi con informazioni identificabili con individui. Allo

stesso tempo, questo controllo generico della rete può essere completato

con il controllo di volontari che costituiscano i "campioni Nielsen" del

P2P.

COSA AVVERRA' SE L'INDUSTRIA MUSICALE NON SEGUIRA' QUESTA VIA?

L'industria musicale è ancora molto lonatana dall'ammettere che i

modelli di business esistenti sono obsoleti. Ma l'attuale sforzo di fare

causa a milioni di fan americani della musica per sottometterli è

destinato a fallire. Dopo altri pochi trimestri di vendite

insufficienti, con le reti di condivisione di file ancora in crescita e

i "servizi autorizzati" non in grado di coprire i fatturati in crollo,

l'industria musicale avrà bisogno di un "Piano B" [ndt: una sorta di

"pillola del giorno dopo"]. Speriamo che essi capiscano che la licenza

collettiva volontaria è il modo migliore per andare avanti.

Se, invece, continueranno la loro guerra contro Internet e ad infliggere

danni collaterali alla privacy, all'innovazione e ai fan della musica,

allora potrebbe essere il momento per il Congresso di intraprendere

passi che ne forzino la mano. Il Congresso potrebbe porre in essere una

"licenza obbligatoria" e creare una società di raccolta per portarci

verso una soluzione adeguata. Il coinvolgimento del Governo dovrebbe

comunque essere una risorsa estrema: l'industria musicale ha il potere

di realizzare una soluzione più adeguata e flessibile sin da ora.

COSA SARA' DEGLI ARTISTI CHE NON VORRANNO AVERE PARTE IN QUESTO? COME SI

POSSONO RACCOGLIERE TUTTI I DIRITTI?

Gli artisti ed i detentori dei diritti avranno la scelta tra unirsi alla

società di esazione, e quindi di raccogliere la loro parte di compensi

raccolti, o di rimanere al di fuori della società senza avere un mezzo

pratico per ricevere una ricompensa per la condivisione di file, che

inevitabilmente continuerà. Assumendo che una massa critica di grandi

proprietari di diritti si unisca alla società di raccolta, la maggior

parte dei piccoli proprietari avrà un forte incentivo a unirsi, così

come virtualmente tutti gli autori musicali professionisti si uniscono a

ASCAP, BMI o SESAC.

La complessità dei contratti dell'industria musicale e la sua storia

rendono molto difficile per le etichette discografiche e gli editori di

musica di essere sicuri su quali diritti essi controllano. In accordo

con questo, unendosi alla società di raccolta, i detentori dei diritti

non verranno costretti a elencare i diritti detenuti, ma converranno

invece semplicemente di non intentare azioni legali contro chi paga la

tariffa della licenza onnicomprensiva. In questo modo, i fan della

musica e gli innovatori non saranno fermati dalle beghe contrattuali

interne che affliggono l'industria musicale.

CHE SARA' DEI CONDIVISORI DI FILE CHE NON PAGHERANNO?

La gran parte di chi condivide file desidera pagare una cifra

ragionevole per la libertà di scaricare ciò che essi preferiscono,

utilizzando qualsiasi software a loro congegniale. In aggiunta a coloro

che opteranno di prendere la licenza se gli sarà data l'opportunità, le

licenze di molti altri saranno pagate da intermediari, come i fornitori

d'accesso, le università, ed i rivenditori di software.

Purchè la tariffa sia ragionevole, in effetti invisibile ai fan, e non

ne limiti le libertà, la gran parte dei condivisori di file sceglierà di

pagare invece che doversi sobbarcare complessi sforzi per evadere.

Fintantochè il "libero sownload" sarà limitato ad una percentuale

relativamente bassa di condivisori di file, non dovrebbe porre un serio

rischio ad un sistema di licenze collettive. Dopotutto oggi gli artisti

ed i detentori di diritti non sono pagati per niente per la condivisione

di file: dovrebbe essere facile fare meglio di così con una licenza

collettiva. I detentori dei diritti (e forse la stessa società di

raccolta) continuerebbero ad avere titolo a imporre i loro diritti

contro chi "scarica gratis". Invece di minacciarli di danni ingenti,

tuttavia, la società di esazione potrebbe offrire ai ritardatari la

possibilità di pagare una multa e passare alla legalità. Questo è quanto

oggi fanno le società di esazione.

E LE ALTRE NAZIONI?

I detentori di diritti non americani saranno ovviamente i benvenuti per

la società di raccolta. Essi potranno unirsi e ricevere la propria

corretta parte di tariffe raccolte dai condivisori di file americani.

Per quanto riguarda i condivisori di file di altri paesi, ci sono tutte

le ragioni per credere che se un approccio di licenza collettiva avrà

successo negli USA, saràimitato con entusiasmo all'estero.

Oggi un numero relativamente basso di nazioni è responsabile di quasi

tutti gli introiti dell'industria musicale. Perciò stabilendo un sistema

di licenza collettiva in pochi paesi si potrebbe invertire la spirale di

discesa degli introiti dell'industria musicale. L'industria musicale ha

già un sistema internazionale di "compensazione" per pareggiare i

pagamenti tra paesi.

COSA SARA' DEI SERVIZI MUSICALI AUTORIZZATI?

I "servizi musicali autorizzati" come iTunes di Apple e Napster 2.0

saranno liberi di competere contro i servizi P2P, esattamente come oggi.

In aggiunta, potrebbero essi stessi adottare elementi dell'architettura

P2P, espandendo drammativamente l'archivio musicale che possono offrire

ai fan della musica.

COME SI PUO' IMPEDIRE ALL'INDUSTRIA MUSICALE DI IMPORRE TARIFFE ELEVATE?

I costi di imposizione affrontati dalla società di esazione per la

condivisione di file terranno i prezzi allineati. Dopo tutto, se la

società richiedesse troppo, gli intermediari non sarebbero in grado di

includere le tariffe nei costi dei loro prodotti (una licenza di 5$ al

mese in un abbonamento a banda larga da 50$ al mese ha senso; cercare di

attaccare una licenza da 100$ al mese, invece non funzionerebbe) e i

condivisori di file probabilmente si ribellerebbero in gran numero. Ad

esempio, quando gli studios cinematografici chiedevano 90$ per un film

in VHS, dovettero affrontare una pirateria diffusa. Capirono che

abbassando i prezzi potevano fare più soldi ed eliminare gran parte del

problema della pirateria. In altre parole: prezzi ragionevoli fanno

lavorare il sistema per tutti.

COSA DIRE A PROPOSITO DI FILM, PROGRAMMI, VIDEOGIOCHI E DEGLI ALTRI

CONTENUTI DIGITALI?

L'industria musicale sembra essere l'unica industria incapace di

adattare il proprio modello di business a tenere conto della

condivisione di file. E' stata l'industria musicale a mostrare la via,

compiendo azioni legali contro i fornitori di accesso, le industrie di

software e le persone amanti della musica.

L'industria cinematografica, in contrasto, sta vivendo il periodo con

maggiori profitti della propria storia. Le industrie del software e dei

videogiochi continuano a mostrare una forte crescita e la capacità di

generare profitto. Ciascuna di queste industrie ha intrapreso passi per

adattare il proprio modello di business alle realtà della condivisione

di file.

Naturalmente se altre industrie volessero formare volontariamente delle

società di esazione ed offrire licenze che coprano i condivisori di

file, non esiste niente che glielo impedisca. Le persone sarebbero in

questo caso libere di acquistare la licenza se fossero interessate a

scaricare questi materiali dalle reti di condivisione di file.

Nota: questo documento è rilasciato sotto la licenza Creative Commons

Attribution-NoDerivs. Si veda

per i

martedì 20 novembre 2007

Sinistra democratica : il nuovo simbolo della sinistra unita




Ciò che ci ha sempre reso forti è l'unità, il nostro saper essere sempre uniti e decisi di fronte ai cambiamenti epocali di sempre.
Anche adesso i nostri rappresentanti uniti nei partiti di rifondazionecomunistiitalianiverdirosanelpugnosinistrademocraticasinistracritica stanno facendo la loro degna figura nella scelta del nuovo sistema elettorale :il proporzionale senza sbarramento cosa che ci ha reso sempre più forti e uniti.
Perfino nella scelta del simbolo tutti hanno rinunciato a qualcosa pur di rimanere uniti e dopo soli tre mesi si è arrivati al solito compromesso definitivo temporaneo del simbolo. grazie a tutti grazie luttazzi per il simbolo

lunedì 19 novembre 2007

Una nuova energia rinnovabile: Geotermia di terza generazione



Geotermia di terza generazione
Si può produrre energia dal sottosuolo senza prelevare tonnellate di greggio?Si può si può e l'ho scoperto tramite il lavoro di un bravo giornalista che si chiama Giuseppe Caravita e lavora al Sole 24 ore per l’inserto Nova sulle nuove tecnologie
ecco un suo articolo:

Bolle di calore dal profondo


Di solito leggiamo la cartina d’Italia per
le sue strade, città, coste e montagne, e
bellezze naturali. Raramente, però, si va un
po’più in profondo.Ma allora si scoprirebbe
che l’Italia è una penisola ricchissima di fenomeni
geologici, siano essi vulcani (ben di
più dei soli Etna,Vesuvio e Stromboli), caldere
(antichi crateri spenti), estesi giacimenti
di calore, in molti casi quasi affioranti.
Ben lo sanno scienziati e ricercatori. Come
Michael Marani dell’Ismar di Bologna
che nel 1994 guidò un’estesa campagna di
rilevazioni in tutto il Tirreno, studiando (con
sonar e telecamera montate su nave) la sua
grande corona di vulcanisottomarini (Marsili,
Glauco, Sisifo, Enarete, Eolo, Lamentini,
Alcione, Palinuro, Vavilov) che completano
l’arco delle Eolie. «Una zona straordinaria,
dal punto geologico e vulcanologico – spiega
Marani – qui la crosta terrestre è più sottile,
perché sotto si inabissa la piattaforma ionica,
molto vecchia e pesante, sospinta dalla
grande zolla africana.
E inabissandosi brucia, emettendo bolle
di magma che risalgono insuperficie, creando l’arco
vulcanico delle Eolie e degli altri vulcani
sottomarini».
Risultato: un immenso campo di calore
geologico, grande più del Lazio che
Bruno della Vedova, geologo dell’Università
di Trieste, da anni studia e censisce
nelle sue mappe basate sul flusso di calore
superficiale (Heat flow) che la terra
emette. «La penisola italiana e i suoi mari
è caratterizzata da almeno quattro grandi
aree di calore sotterraneo – spiega della
Vedova – la prima è la Toscana, con i suoi
famosi campi geotermici di Larderello
ma che si estende fino alla caldera di Bolsena
e poi inmare per diversi chilometri.
La seconda, ancora ben nota, è quella dei
campi flegrei. La terza, molto grande (e
ancora in parte poco conosciuta) è quella
del Tirrenomeridionale.
E infine il canale di Sicilia, nell’area del
vulcano sommerso Empedocle (un suo cratere
è l’isola Ferdinandea, affiorante nel 1920e oggi a 5 metridi profondità) e di Lampedusa
». Sommati assieme migliaia e migliaia
di gigawatt termici potenziali, dato che
le anomalie del flusso di calore superficiale
(sulla media basale) «sono un’indizio forte
di probabilità che a solo un migliaio di metri
sotto – dice della Vedova – si trovino rocce
calde a 100 gradi e oltre».
E, in effetti, la campagna di surdi dell’Ismar-
Cnr ha confermato, in almenoi suoi
due casi maggiori, questo calore. «Sia sulla
cresta del Marsili che del Palinuro,due vulcani
allungati lunghi decine di chilometri, comegrandi
ferite della crosta, abbiamo osservatodei
camini idrotermali. Il Marsili risulta
anche geologicamente attivo, mentre il Palinuro,
con la sua grande piattaforma che sale
apochedecine dimetri sotto la superficie del
mare, è più tranquillomaanch’esso caldo».
E ancora di più intorno alle Eolie. «Un
esempio: immediatamente fuori dell’isola
di Panarea c’è, a un’ottantinadimetri di profondità,
una caldera che nel 2002 ha eruttato
quantità notevoli diCO2 vulcanica – osserva
della Vedova – là le nostre rilevazioni ci
dicono chela probabilità di rocce calde oltre i
100 gradi a poche centinaia dimetri di profondità
è quasi una certezza».
E non solo inmare. Secondo Giannelli,
direttore dell’Istituto di Geotermia del
Cnr di Pisa, le aree onshore, oltre Larderello
(unmiracolo della natura, dove l’acqua
si sposa al calore sotterraneo) comeAmiata,
Bolsena e Flegrei valgono circa un gigawatt
di ulteriore potenza elettrica producibile.
«Maquello che c’è nel Tirreno e nel
canale di Sicilia va ben oltre, almeno su
un piano teorico», osserva AdeleManzella,
ricercatrice dell’istituto pisano.
«Il problema è sviluppare una tecnologia
geotermica di nuova generazione, capace di
sfruttare questa risorsa potenziale».
Il calore della terra, in grandi quantità.
Ma finora inafferrabile. «Sono vent’anni
che si tenta, dagli Usa al Giappone, di riprodurre
artificialmente situazioni idrogeotermichenaturali
come Larderello, immettendo
acqua a pressione negli strati
caldi profondi, fratturando le rocce (spesso
con micro-terremoti) per creare laghi
caldi profondi da cui estrarre vapore.
Ma questa geotermia di seconda generazione,
detta Hot dry rocks, finora non
ha dato risultati industriali apprezzabili –
spiega Giorgio Santucci, promotore
dell’Egs Association, un network di esperti
di una dozzina di università italiane che
da anni studia tecnologie geotermiche di
frontiera – per attaccare il problema
dell’estrazione del calore "secco" profondo
sarà necessaria una geotermia di terza
generazione, ancora da inventare».
Un dato è però certo. L’Italia geotermicamente"
calda", onshore e soprattutto offshore,
haunpotenziale talmente vastodagiustificare
una scommessa tecnologica e di ricerca
unica al mondo. «In ballo c’è una fonte
energetica continua e praticamente eterna –
conclude Della Vedova – che potrebbe fruttarci
una buona fetta di indipendenza energetica
e di abbattimento dei gas serra».
E forse, anche di più, forse un Made in
Italy geotermico avanzato esportabile negli
altrienormigiacimentidicalorechecostellano
il pianeta. In Africa, Asia, America Latina.
Sotto i paesi ricchi come quelli poveri. Il
calore della Madre, infatti, non si cura dei
redditi. (g.ca)
giuseppe.caravita@ilsole24ore.com

Vcast libero

Ho perso due puntate di luttazzi che ho rivisto su you tube ma adesso le hanno eliminate perchè viola il copyright della rete La 7 quindi il problema è il seguente:
come faccio a vedere Decameron che fa il sabato sera?
Così cerca cerca ecco la soluzione http://www.vcast.it/chansel/
Cioè è un videoregistratore online digitale che registra in qualità divx e addirittura apple tv le trasmissioni della tv generalista in Italia tanto per intenderci Rai Uno, La7 ecc
Tutto a posto allora bravo hai risolto siamo salvi evviva e invece ...
TUTTE LE TV TRANNE I CANALI MEDIASET e c'è di più Mediaset ha diffidato vcast che potrebbe chiudere il servizio!
Ma è mai possibile che in Italia ogni volta che c'è un servizio decente lo dobbiamo buttare nel ...
per ulteriori informazioni
Guida su vcast