lunedì 9 febbraio 2009

Iniziamo a limitarli

Cercavo qualcosa di fattibile nell'immediato per limitare l'influenza della chiesacattolica®.
Questo è sicuramente un ottimo inizio:
http://www.uaar.it/laicita/otto_per_mille/





COSA SIGNIFICA “OTTO PER MILLE”?

Con il Concordato del 1929 lo stato italiano si impegnò a pagare direttamente lo stipendio al clero cattolico, con il meccanismo della congrua. Ritenendolo datato, nell’ambito delle trattative per il “nuovo” Concordato si decise un nuovo meccanismo di finanziamento alla Chiesa cattolica, solo in apparenza più democratico e trasparente in quanto allargato alle altre religioni: lo stato decideva di devolvere l’8 per mille dell’intero gettito IRPEF alla Chiesa cattolica (per scopi religiosi o caritativi) o alle altre confessioni o allo stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi.

IL TESTO DELLA LEGGE

L’otto per mille è normato dalla legge 222/85.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO?

Ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione dell’8 per mille del gettito IRPEF tra sette opzioni: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane.

In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.

Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.

Alcune confessioni, più coerentemente, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo quelli relativi ad opzioni esplicite a loro favore: cosa che NON fa la chiesa cattolica, ottenendo un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti ottenuti a suo favore.

ECCO PERCHÉ È IMPORTANTE COMPILARE QUESTA SEZIONE DELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI.

Qualora il contribuente non sia tenuto alla presentazione della dichiarazione, può comunque effettuare ugualmente la scelta della destinazione dell’8 per mille consegnando il CUD in una busta chiusa agli enti preposti alla raccolta (in un ufficio postale, banca etc…).


LA DISTRIBUZIONE DEL GETTITO

Il Ministero delle Finanze, già restìo a fornire statistiche in merito (comunica i dati alle sole confessioni religiose, che ne danno notizia con estrema riluttanza), è peraltro estremamente lento nel diffondere i dati. Le ultime comunicazioni ufficiali e definitive si riferiscono incredibilmente alle dichiarazioni dei redditi del 2003 (redditi 2002).

Questa la distribuzione:
89,16% Chiesa Cattolica
8,38% Stato
0,55% Valdesi
0,39% Comunità Ebraiche
0,27% Luterani
0,22% Avventisti del settimo giorno
0,07% Assemblee di Dio in Italia

Si noti che, in tale occasione, su oltre trenta milioni di contribuenti solamente il 39,52% ha espresso un’opzione: solo il 35,24% della popolazione, quindi, ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica. Per dare un’idea dell’enormità della cifra corrisposta grazie a questo meccanismo, la Conferenza Episcopale ha disposto nel 2006 di contributi per 930 milioni di euro.

COME VENGONO SPESI QUESTI SOLDI?

* CHIESA CATTOLICA
Nato come meccanismo per garantire il sostentamento del clero, tale voce è diventata, percentualmente, sempre meno rilevante (il 36,1% del totale). Parrebbe infatti che la Chiesa cattolica prediliga destinare i fondi ricevuti dallo Stato alle cosiddette “esigenze di culto” (42,9%): finanziamenti alla catechesi, ai tribunali ecclesiastici, e alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili e gestione del proprio patrimonio. Ovvio che non vedremo mai alcuno spot su queste tematiche: ai tanto strombazzati aiuti al terzo mondo, cui è dedicata quasi tutta la pubblicità cattolica, va - guarda caso - solo l’8,6% del gettito. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.8xmille.it nel quale, cliccando di seguito sulle sezioni “rendiconto” e “scelte per la chiesa cattolica”, si accede a una pagina che riporta le percentuali di scelta di fantomatici contribuenti senza specificare se siano la totalità o si tratti solo di coloro effettivamente firmano per destinare l’Otto per Mille.
* STATO
Lo Stato è l’unico competitore per l’otto per mille che rifiuta di farsi pubblicità. Il Governo dedica alla gestione dei fondi di pertinenza statale una sezione del suo sito internet.
* CHIESA VALDESE
Rifiuta di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su www.chiesavaldese.org.
* LUTERANI
Una parte dei fondi viene utilizzata per il sostentamento dei pastori. Per maggiori informazioni vai su www.elki-celi.org.
* COMUNITÀ EBRAICHE
I fondi sono utilizzati per «…solidarietà sociale, attività culturali, restauro patrimonio storico, sostegno ad attività giovanili, strutture ospedaliere per la cittadinanza, cultura della memoria, lotta a razzismo e pregiudizio». Per maggiori informazioni vai su www.ucei.it.
* CHIESE AVVENTISTE
Rifiutano anch’esse di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su www.avventisti.it.
* ASSEMBLEE DI DIO
I fondi sono destinati esclusivamente alle missioni e alla beneficienza. Per maggiori informazioni vai su www.adi-it.org.

PERCHÉ ABROGARE IL MECCANISMO?

* perché il meccanismo doveva essere basato sulla volontarietà, ma la ripartizione delle scelte inespresse vìola, di fatto, questo principio;
* perché è un finanziamento a fondo perso a favore di confessioni religiose che si dovrebbero autofinanziare. Soprattutto nel caso della Chiesa cattolica, gran parte di questi contributi non ha alcuna utilità sociale;
* perché è una partita truccata: a differenza delle confessioni religiose, lo Stato italiano non fa alcuna pubblicità per sé e non informa su come destina questi fondi. Quando nel 1996 il ministro Livia Turco propose di destinare i fondi di competenza statale all’infanzia svantaggiata, il “cassiere” della Conferenza Episcopale Italiana Nicora reagì duramente, sostenendo che «lo Stato non deve fare concorrenza scorretta nei confronti della Chiesa»;
* perché è una partita a cui non tutti possono giocare: sono ammesse solo le confessioni sottoscrittrici di un’Intesa con lo Stato. Ecco perché la Chiesa, attraverso i parlamentari cattolici, blocca l’accordo (già sottoscritto) con i Testimoni di Geova e impedisce l’avvio di trattative con gli islamici: i fedeli di queste religioni, ben disciplinati, grazie al meccanismo delle scelte inespresse porterebbero alle loro gerarchie una contribuzione ben superiore alla loro percentuale reale, con un danno valutabile in centinaia di milioni di Euro per la Chiesa cattolica.
* perché è un meccanismo non chiaro, che trae in inganno non solo il semplice cittadino ma anche la persona colta. Un giornalista Rai ha dovuto addirittura scusarsi in diretta per la sua non conoscenza del meccanismo;
* perché lo Stato, erogando questi finanziamenti, è costretto a cercarsi altre entrate con nuove forme di tassazione della popolazione.

MA SI PUÒ ABROGARE? O NON PAGARE? E COME?

L’Associazione per lo Sbattezzo ha lanciato da diversi anni un’iniziativa per l’obiezione fiscale: maggiori informazioni sul loro sito.

L’UAAR ha anch’essa più volte criticato e chiesto modifiche alla normativa: resta il fatto che un cambiamento è fattibile solo attraverso una modifica della legge.

ALTRI CONTRIBUTI PUBBLICI ALLA RELIGIONE CATTOLICA

* sempre con la dichiarazione dei redditi, è possibile dedurre dal proprio reddito versamenti alle chiese fino all’ammontare di due milioni di vecchie lire, intorno ai mille Euro; in proposito, rileviamo come il numero di offerte per il sostentamento dei sacerdoti sia calato, negli ultimi nove anni, del 14%, con conseguenti minori entrate del 18%;
* pagamento pensioni al clero: un fondo speciale dal disavanzo perennemente in rosso. Fortunatamente, con la Finanziaria 2000 si è intervenuti almeno su questi, innalzando a 68 anni l’età pensionabile e aumentando i contributi a carico dei sacerdoti;
* esenzione fiscale totale, comprese imposte su successioni e donazioni, per le parrocchie e gli enti ecclesiastici;
* pagamenti degli stipendi agli insegnanti di religione, nominati dai vescovi: incidono per più di 1.000 miliardi (delle vecchie lire) sul bilancio statale;
* finanziamenti alle scuole cattoliche;
* in varie Regioni, parte degli oneri di urbanizzazione a disposizione dei Comuni deve essere destinata agli «edifici di culto».
Non solo. Recentemente sono state stipulate intese ad hoc tra diverse Giunte e Conferenze episcopali regionali che hanno riguardato anche i beni culturali ed ecclesiastici, il turismo religioso e la retribuzione del personale ecclesiastico presente negli ospedali. Per sensibilizzare la popolazione su questo tema l’UAAR ha recentemente lanciato la sua «campagna oneri».
* contributi agli oratorî: concessi da diverse regioni, nel maggio 2001 sono stati presentati due disegni di legge (identici) da parte di alcuni parlamentari dell’UDC. Nel luglio 2003 tali testi, dopo alcune modifiche, sono diventati legge. Contro il provvedimento si sono espressi ben pochi parlamentari: tra i contrari Tiziana Valpiana, la cui dichiarazione di voto contrario alla Camera dei deputati contiene importanti dichiarazioni sulla necessità di una effettiva parità tra credenti e non credenti.

Per un quadro di insieme vai al documento Quanto costa allo stato il finanziamento della chiesa Cattolica, di Marcello Vigli, presente sul nostro sito.

Nell’ambito del Decreto Fiscale collegato alla Legge Finanziaria 2006, il Parlamento ha introdotto l’esenzione ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) per gli immobili adibiti a scopi commerciali per la Chiesa (ulteriormente estesa alle associazioni no-profit). Secondo stime dell’ANCI, il provvedimento avrebbe comportato minori entrate per i Comuni nell’ordine di 700 milioni di Euro. Il d.l. 223 del 4 luglio 2006 ha successivamente eliminato tale esenzione. La sua formulazione («Attività di natura esclusivamente commerciale»), tuttavia, di fatto vanifica il provvedimento e mantiene in vigore tale privilegio: è infatti sufficiente che all’interno dell’immobile destinato ad attività commerciale si mantenga una piccola struttura destinata ad attività religiose.

OTTO PER MILLE INFORMATI

Nell’aprile 2007 l’UAAR, prendendo atto della diffusa mancanza di conoscenza del meccanismo tra la popolazione, nonché del completo disinteresse da parte delle istituzioni a porvi rimedio, ha avviato autonomamente una propria campagna di informazione: «Otto per mille informati».

CINQUE PER MILLE

Con la dichiarazione dei redditi 2006 il governo ha introdotto una nuova possibilità: la destinazione del cosiddetto “Cinque per mille” del gettito IRPEF (completamente indipendente dall’Otto per mille).

Nato in origine per finanziare la ricerca scientifica, si è poi inopinatamente allargato ad altri scopi.

In breve, il funzionamento è questo:

* se il cittadino non sceglie, il cinque per mille della sua IRPEF rimane nel bilancio dello Stato;
* se il cittadino intende invece “destinare” il suo cinque per mille, può scegliere tra una delle seguenti categorie:
1. sostegno delle ONLUS (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale) di cui all’art. 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n: 460, e successive modificazioni, nonché delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali, previsti dall’art. 7, commi 1 2 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n. 383, e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 460 del 1997;
2. finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell’università;
3. finanziamento agli enti della ricerca sanitaria.
* il cittadino ha anche la possibilità di indicare un beneficiario specifico. In questo caso deve scrivere il codice fiscale di tale soggetto beneficiario.

Dalla dichiarazione dei redditi 2008 è possibile destinare il proprio Cinque per Mille all’UAAR. Per farlo, è sufficiente:

* apporre la propria firma nel riquadro “Sostegno del volontariato, delle associazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c.1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997”;
* riportare il codice fiscale dell’UAAR (92051440284) nello spazio collocato subito sotto la firma.

Maggiori informazioni, tra cui l’elenco completo dei possibili beneficiari, sono disponibili su una pagina del sito dell’Agenzia delle Entrate.

sabato 7 febbraio 2009

Eolico 2008: buone notizie

Ok proseguiamo così: il potenziale eolico italiano è di 16200 MW installati e l'obiettivo elettrico da raggiungere con l'eolico è di 27,2 TWh.
http://lucaniaelettrica.blogspot.com/2008/11/potenziale-eolico-italia-basilicata-ola.html
http://lucaniaelettrica.blogspot.com/2009/01/mappa-del-vento-italia-potenziale.html



Twind: l'eolico in alta quota (il video)

Anche un'altra società italiana sta sperimentando un sistema d'eolico d'alta quota:la Zanettistudios, società di consulenza e sviluppo con il sistema TWIND.





L’energia cinetica è una forma di energia posseduta da un corpo in del suo virtù movimento e questa varia in proporzione al quadrato della velocità. L'energia cinetica di un corpo può essere espressa matematicamente dal semiprodotto della sua massa per il quadrato della sua velocità.

infoPer la legge dell’energia cinetica, la velocità del vento rappresenta un fattore cruciale nel rendimento dei generatori eolici e la velocità del vento cresce con la distanza dal suolo; tuttavia la progettazione di generatori eolici ad asse di rotazione orizzontale pone seri limiti di natura strutturale sia nel diametro delle pale che nell’altezza delle torri.

La crescita in altezza della struttura e la messa in opera di rotori di grande diametro, sono infatti causa di complicazioni statiche che mettono a rischio la struttura in caso di improvvise raffiche di vento troppo forte.

Normalmente un generatore eolico tradizionale viene progettato per funzionare ad una altezza massima di circa 80 metri dove la velocità del vento ha un valore medio di 4,6 metri al secondo

L’innovazione consente di sfruttare l’energia cinetica che i venti ad alta quota sono in grado di generare grazie alle loro alte velocità e alla loro costanza nel tempo.

info

Oltre gli 800 metri di altezza il vento ha una velocità media di 7,6 m/s per 6.000 ore all’anno contro una media di 4,6 m/s per 3.000 ore all’anno rilevabili all’altezza di 80 metri su cui vengono collocati i tradizionali generatori eolici.

Per la legge dell’energia cinetica, l'energia che si può ottenere dal vento aumenta con il quadrato della sua velocità; per tale motivo a 800 metri di quota l'energia disponibile è sino a quattro volte maggiore di quella presente ad una altezza di 80 metri.

Rispetto agli impianti eolici tradizionali, e a parità di potenza prodotta, la tecnologia TWIND occupa a terra uno spazio più contenuto e presenta un impatto visivo sul paesaggio di molto inferiore

Il metodo si basa sull’utilizzo di una coppia di palloni aereostatici frenati a quota 800 metri, ad una piattaforma girevole in grado di seguire la direzione del vento e mediante cavi che fungono anche da elemento di trasmissione del moto.

Un pallone apre la vela a questo collegata e, mentre questo pallone viene trascinato dalla forza dei venti ad alta quota che spingono sulla superficie della vela, l’altro pallone, a vela chiusa, viene riportato sulla verticale della piattaforma trainato dallo stesso cavo collegato al primo pallone.

Al termine dello srotolamento del cavo, giunto a fine corsa, un meccanismo automatico opera la chiusura delle ali a vela del primo pallone e opera l’apertura delle ali a vela del secondo; in questo modo le funzioni dei due palloni si invertono replicando la stessa dinamica.

Il metodo sopra descritto permette di ottenere energia mediante il continuo movimento alternativo del cavo agganciato ai due palloni aereostatici.


A 800 metri di quota l’aria ha una velocità media di 7,6 metri al secondo con una densità pari a 1,14 kg al metro cubo, una vela in quota esprime una potenza di 210 watt per metro quadro di superficie.

La superficie del pallone si aggiunge alla superficie della vela e contribuisce ad aumentare la potenza della spinta ma questa non entra nel calcolo poiché viene utilizzata per il trascinamento controvento dell’altro pallone di uguali dimensioni.

La vela del pallone ha una superficie pari a 200 metri quadri (simile a quella utilizzata dalle navi cargo a tecnologia Ms Beluga Skysails) ed è quindi in grado di generare una potenza di 50 Kw la quale, su base annua, rappresenta un valore di 438 Mw/h.

Considerando un rendimento del generatore elettrico a terra del 92%, la potenza su base annua raggiunge un valore di 400 Mw/h che equivalgono a 100 tonnellate di petrolio utilizzate in una tradizionale centrale termoelettrica tradizionale e che immettono in atmosfera 280 tonnellate di CO2.

Una vela di 200 metri quadrati ha un peso complessivo di 320 Kg, mentre 800 metri lineari di cavo Kevlar (diametro 30 mm), in grado di sostenere una trazione di 40 tonnellate, ha un peso complessivo di 640 Kg; aggiungendo 40 Kg per i servomeccanismi di apertura e chiusura delle vele, si arriva ad un peso totale di 1.000 Kg.

Per sostenere una tonnellata di peso a 800 metri di quota, sono sufficienti palloni aereostatici di 12 metri di diametro.

Rispetto ad un tradizionale impianto eolico, la tecnologia TWIND offre un rendimento di quattro volte superiore e richiede un costo d’impianto cinque volte inferiore.

sviluppo

Le linee guida di sviluppo del progetto seguono i principi della consapevolezza diffusa nell’opinione pubblica sull’ecosostenibilità delle risorse energetiche rinnovabili.

martedì 3 febbraio 2009

Come rubare le stelle in Basilicata


INQUINAMENTO LUMINOSO A POTENZA:(a lato potrete notare le varie costellazioni che si vedono a Potenza)

Date solo un'occhiata alla legge regionale della Lombardia e quella della Basilicata.
Da notare:
Causa l'assoluta inapplicabilità ed inefficacia di codesta legge non sono stati elaborati documenti per il suo supporto ed applicazione.
fonte:http://cielobuio.org/

L’azione di IDA e di CieloBuio è rivolta anche e soprattutto verso i progettisti degli impianti. Nonostante oggi le tecnologie per controllare la quantità e la qualità della luce artificiale e limitare quindi le dispersioni verso il cielo e i consumi energetici, siano ampiamente collaudate e disponibili, sono molte le anomalie che abitualmente si riscontrano nella progettazione dell’illuminazione, specialmente quella pubblica di strade e monumenti.

Solo nel nostro Paese, da uno studio condotto dalla sezione italiana di IDA su 545 impianti in tutte le Regioni, risulta che la maggior parte di essi disperde verso l’alto dal 5 al 60 per cento della luce emessa, ha il 20-30 per cento di pali in più rispetto a quelli necessari, mancano quasi tutti dei dispositivi di risparmio energetico, anche se obbligatori e illuminano troppo spesso dal basso verso l’alto, con dispersioni fuori sagoma fino all’80 per cento del flusso luminoso. Ciò nondimeno non mancano gli esempi positivi in Italia. Frosinone, nel Lazio, è stato il primo Comune a dotarsi nel 1996 di un regolamento antinquinamento luminoso. Con una serie di interventi su impianti pubblici e privati, è riuscito a ridurre in 10 anni il flusso luminoso verso l’alto di 45 milioni di lumen (unità di misura del flusso luminoso), abbattendo nel contempo i consumi elettrici del 50 per cento, con un notevole risparmio sulla bolletta.

Esemplare, poi, il progetto realizzato a Torraca, in Campania. Questo piccolo paese del Cilento è diventato nel giro di pochi anni un esempio mondiale di ecosostenibilità e viene visitato da ricercatori ed esperti da tutte le nazioni. Tutta l’illuminazione pubblica è stata realizzata con tecnologia LED, semiconduttori di silicio che emettono luce al passaggio di corrente elettrica. Il risultato è un’illuminazione diretta solo dove serve e un abbattimento quasi totale delle dispersioni e dei riflessi. Inoltre, anche grazie agli impianti fotovoltaici, le bollette comunali sono diminuite del 65-70 per cento. La lotta all’inquinamento luminoso va quindi di pari passo con l’efficienza e il risparmio energetici. In un’epoca di crisi economica, in cui il costo dell’energia è sempre più alto, i due Comuni italiani rappresentano indubbiamente un modello da seguire. È stato stimato che una città di medie dimensioni (circa 50.000 abitanti) potrebbe risparmiare annualmente fino a 150.000 euro sul costo della bolletta energetica, sostituendo o modificando i soli impianti pubblici. Il risparmio a livello nazionale, in Italia, potrebbe arrivare a qualche centinaio di milioni di euro all’anno. Diminuire i consumi elettrici significa peraltro ridurre le emissioni di anidride carbonica. Torraca, infatti, nel 2008, dopo aver vinto il premio Ecomondo, è stato inserito nel Kyoto Club. L’inquinamento luminoso, quindi, non è più un problema puramente astronomico, ma interessa anche biologi, medici, ingegneri, economisti. Il loro sforzo è soprattutto quello di ricondurci a vivere in armonia con la natura seguendo il ritmo naturale del giorno e della notte. E di ridarci la visione delle stelle, naturalmente.


Ulteriori post sull'argomento:
http://lucaniaelettrica.blogspot.com/2008/08/illuminazione-led-sindaci-ditalia.html
http://lucaniaelettrica.blogspot.com/2008/06/illuminazione-led-il-futuro-della-luce.html

domenica 1 febbraio 2009

La fibra non ride in Basilicata

E' stato il primo banner che ho messo nel blog.Me ne sono ricordato mentre riflettevo sul Digitale Terrestre.
Ringrazio Stefano Quintarelli per aver avviato la discussione su larga scala in Italia.
Speriamo che adesso arrivi pure in Basilicata :)

LA FIBRA CHE RIDE. Discutiamo della NGN come per la TAV e per la Variante di Valico!


Le grandi opere infrastrutturali ci accompagneranno per il resto della vita, nostra e dei nostri figli.

Il ponte sullo stretto di Messina, la TAV in val di Susa, la Variante di Valico della A1, sono stati tutti argomenti di discussione ampia, con trasmissioni dedicate in prima serata, dato il rilevante impatto che avranno sulla vita sociale ed economica del Paese.

Di un'altra grande opera infrastrutturale, che è fondamentale per il futuro della società e dell'economia, che ci accompagnerà per i prossimi 60 anni, invece, non si è parlato assolutamente. (si è parlato del suo proprietario, ma non dell'opera). E' la cosidetta "rete di nuova generazione".

Sappiamo ormai tutto sulle diverse alternative di trasportare le merci in Francia, di tracciati appenninici, di potenziale di utilizzo del ponte rispetto ad alternative o alla situazione attuale.

Delle alternative per la nuova rete, cosa sappiamo ?

Sappiamo chi c'e' nella società Stretto di Messina e come sarebbe finanziata l'opera, si è dibattuto sui costi della Variante di Valico e la sua utilità e del ruolo che la Società Autostrade deve avere.

E del finanziamento della nuova rete, cosa sappiamo ?

Sappiamo chi sono le aziende appaltatrici che fanno i lavori per le grandi opere, il ruolo dell'industria italiana, le cordate dei grandi costruttori e dei produttori del materiale rotabile.

E del ruolo delle aziende italiane nella nuova rete, cosa sappiamo ? chi fornirà gli apparati ? Quali implicazioni delle scelte per la nuova rete sull'occupazione ?

Riguardo la scelta della modalità realizzativa,ci sono diverse alternative ed ognuna di queste e' come decidere di fare o meno un tunnel, scegliere un tracciato ferroviario : portare la fibra fino in casa (Fiber to the home: FTTH), o portarla ad un nodo (Fiber to the node: FTTN) e il nodo in questione potrebbe essere il palazzo (Fiber to the building: FTTB) o il marciapiede (Fiber to the Curb: FTTC).

Se non si arriva con la fibra fino in casa (FTTH), dove termina la fibra ci si deve collegare al rame esistente e si usa una evoluzione del DSL: il VDSL (che in USA sta causando grandi problemi all'AT&T sulla nuova rete e i cui progetti di installazione nel resto d'europa sono stati sospesi piu' o meno dovunque).

Certo, portare la fibra in casa costà di più, ma consuma molta meno energia, è la soluzione piu' "future proof" (a prova di futuro), è la soluzione che offre le prestazioni migliori e che si guasta di meno.

Non si pensi "facciamo un percorso evolutivo: iniziamo fino al marciapiede (FTTC), e poi arriviamo fino in casa (FTTH)". Non funziona. E' come dire "mi serve un furgone, intanto compro una moto".

In economia, il valore si sta progressivamente spostando nell'informazione, il ruolo della rete è probabilmente addirittura più importante della variante di valico, del ponte sullo stretto e della TAV in val di susa.

Vogliamo iniziare a discuterne ? o lasciamo che tutte le scelte (secondo me subottimali) vengano decise da una azienda che (legittimamente) può (e deve) pensare solo al propio rendimento nei confronti dei propri azionisti (e quindi con orizzonte 3-12 mesi) trascurando l'interesse generale di lungo termine ?