mercoledì 22 novembre 2006

La Pubalgia del calciatore

Ho avuto vari amici che giocando a pallone hanno sofferto di pubalgia spero di essere d'aiuto...
tratto da www.albanesi.it
Pubalgia

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La pubalgia è una mioentesite che colpisce i punti di inserzione sull'osso pubico di diversi muscoli: adduttori, pettineo, piramidale, retti addominali, obliqui addominali, trasversi addominali. Viene provocata generalmente da un carico eccessivo nel corso dell'attività sportiva; colpisce soprattutto i calciatori.

Se si generalizza il termine, intendendo come pubalgia una qualunque sindrome dolorosa interessante la regione addomino-pubo-crurale, secondo Jarvinen è possibile identificare ben 72 cause di pubalgia (La pubalgia nel calciatore, F. Benazzo, F. Cuzzocrea, F. Mosconi, G. Zanon), non solo patologie tendinee, muscolari, ossee o articolari, ma anche patologie infettive, tumorali, borsiti, intrappolamenti nevosi ecc.

Per chi pratica la corsa, secondo la teoria, la pubalgia viene spesso provocata dal sovraccarico nei punti di inserzione degli adduttori, dovuto a:

a) attività su fondo irregolare

b) scarpe inadeguate

c) scarso equilibrio fra la muscolatura degli arti inferiori e quella addominale (condizione possibile in chi corre)

d) infortuni precedenti non ben recuperati

e) incremento quantitativo (o qualitativo) troppo rapido dei carichi d'allenamento.

In pratica la nostra statistica rileva che la pubalgia è un infortunio piuttosto raro al di fuori dei seguenti casi:

*

abbinamento corsa-calcio (soprattutto calcetto; incidenza: 45% dei casi di pubalgia)
*

sovrappeso in relazione alla distanza abitualmente percorsa (il runner non rispetta la distanza massima consigliata dal suo rapporto peso/altezza; incidenza: 30% dei casi di pubalgia)
*

allenamenti collinari frequenti con ritmi eccessivi in discesa (incidenza: 15% dei casi di pubalgia).

Pubalgia: sinfisi pubicaIl dolore colpisce la zona dell'inguine per estendersi alle zone circostanti e può portare all'interruzione dell'allenamento o della gara. Questa patologia può consentire comunque la prosecuzione dell'attività; è questo l'errore più grave che si può commettere. È necessario invece un periodo di stop di 20 gg. che serve (oltre a identificare la causa del problema e predisporsi a eliminarla alla ripresa) a risolvere i casi meno gravi e a evitare il degenerare della patologia verso quadri dove si rischia di avere problemi anche a camminare. Se il problema persiste dopo il periodo di stop, l'ortopedico con l'esame obbiettivo riscontra un forte dolore a livello inguinale alla pressopalpazione. Anche alcuni movimenti specifici degli adduttori provocano dolore. Il medico deve tenere conto del fatto che altre patologie possono presentare sintomi simili a quelli della pubalgia (ernie inguinali, patologie urologiche o ginecologiche, intrappolamenti nervosi) ed eventualmente valutare la possibilità di esami non ortopedici (erniografia, test della lidocaina ecc.). La radiografia (scintigrafia, risonanza o Tac) consente di individuare eventuali lesioni a livello dell'osso pubico, mentre l'ecografia rileva problemi alle strutture miotendinee.

In genere l'inefficacia del periodo di stop dà al medico le giuste indicazioni per comporre il cocktail di terapie di aggressione della pubalgia. Si deve precisare che la terapia conservativa è quella che dà i migliori risultati (stretching, potenziamento muscolare ecc.), anche se non è facile trovare abili riabilitatori che sappiano indicare il programma di cinesiterapia corretto.

L'efficacia di terapie fisiche quali litotritore, correnti laser, ipertermia non è scientificamente né statisticamente provata. In casi particolari e generalmente più gravi si può ricorrere all'intervento chirurgico.

La pubalgia del calciatore

di L. Melli - Copyright by THEA 2005



La pubalgia è uno degli infortuni da sovraccarico che colpiscono spesso i calciatori; il termine tecnico più corretto sarebbe quello di sindrome retto-adduttoria in quanto sono funzionalmente coinvolti gli addominali (retto, obliqui, trasversi), gli adduttori (brevi, lunghi e grandi adduttori) e/o altri muscoli del bacino (pettineo e piramidale). La maggior facilità con la quale si infortunano i calciatori sembra sia dovuto alla tipologia di gioco, fatta di azioni esplosive (scatti, salti, cambi di direzione, ecc.) che provocano un'elevatissima sollecitazione delle strutture osteotendinee della regione pubica.



Come tutte le patologie da sovraccarico, la causa scatenante è l'allenarsi (o giocare) in condizioni di affaticamento;



tra le altre condizioni che ne possono facilitarne l'insorgenza è opportuno ricordare:

1.

Scarso equilibrio tra i gruppi muscolari che si inseriscono nel pube (in particolar modo tra addominali ed adduttori).
2.

Maggior debolezza dei muscoli adduttori rispetto agli altri muscoli della coscia e del bacino.
3.

Iperlordosi e rigidità delle vertebre lombari.
4.

Soprappeso.
5.

Calzature inadatte e terreni troppo rigidi.
6.

Altri dimorfismi degli arti inferiori.

È da tenere in considerazione che con il termine sindrome retto-adduttoria si intende un'insieme di problemi vari con, in comune, il dolore localizzato principalmente nella regione pubica.

La diagnosi e il trattamento sono discusse nell'articolo della pubalgia; vista la grande difficoltà nel trattamento (in particolar modo quando raggiungono stadi molto dolorosi),



la tempestività è l'elemento principale per una risoluzione veloce e rapida di una sindrome retto-adduttoria.



Pubalgia del calciatore

Altro fatto importante, per i soggetti facilmente soggetti a questo tipo di problemi, è la prevenzione; molte volte però i giocatori (ai fini della prevenzione) si limitano solamente a posture che permettono di allungare gli adduttori. Questo tipo di comportamento ha 2 difetti principali:

1.

Queste posture sono esercizi di allungamento muscolare che, se fatti in maniera errata, possono condurre a tutti i problemi tipici dello stretching svolto in maniera scorretta.
2.

Si limitano alla prevenzione di una sola delle possibili cause della pubalgia, cioè la limitazione della flessibilità degli adduttori.

Da questi punti è possibile comprendere come la prevenzione delle sindromi-retto adduttorie, per la maggior parte dei giocatori a livello dilettantistico, sia inesistente.



Strategie di prevenzione per le sindromi retto-adduttorie

In base alle conoscenze attuali è difficile stabilire una linea di prevenzione che possa essere efficace per tutti, viste le diverse cause che possono dare origine alla pubalgia.

Il giocatore deve essere l'attore principale della prevenzione di questo infortunio;



deve avere il coraggio e il buon senso di fermarsi nel momento in cui insorgono i primi fastidi cercando di limitarsi a quelle attività che non evochino dolore o fastidio.



Se il fastidio persiste è necessario rivolgersi a personale competente prima che la situazione diventi grave e vengano compromessi mesi di allenamento.

Altre linee guida che possono, in alcuni casi, aiutare nella prevenzione della pubalgia sono:

1.

Effettuare periodicamente (almeno 2 volte alla settimana) un efficace potenziamento della muscolatura addominale; una volta alla settimana andrebbero potenziati anche gli ischio-crurali.
2.

Svolgere un continuo programma di allungamento della base posteriore del tronco (la zona lombare) e degli ischio-crurali preferendo, per questi ultimi, il metodo Wharton.
3.

Prestare particolare attenzione al riscaldamento prima di ogni seduta di allenamento e di ogni partita; questo, deve comprendere diverse andature (dopo almeno 8-10' di corsa lenta) come skip (corsa a ginocchia alte), corsa calciata dietro, adduzioni/abduzioni delle gambe, scivolamenti laterali, corsa laterale a gambe incrociate, galoppi laterali, ecc.
4.

Esercizi di propriocettività con pedane instabili (possibilmente a base larga) e in posizioni diverse; questi migliorano la sensibilità e il reclutamento dei muscoli stabilizzatori, compresi quelli coinvolti nelle sindromi retto-adduttorie. Gli esercizi per la propriocettività inoltre possono essere efficaci anche per la prevenzione delle lesioni al legamento crociato anteriore e delle distorsioni alla caviglia.
5.

Apprendere in maniera corretta le tecniche di stretching preferendo quello dinamico (non balistico); le posture andrebbero evitate (per i motivi prima esposti) prima dell'allenamento e in condizioni di affaticamento.

Strategie di prevenzione avanzate

Se le recidive sono frequenti, malgrado un corretto programma di prevenzione è consigliabile:

1.

Rivolgersi ad un posturologo, verificare eventuali paramorfismi o dimorfismi ed attuare eventuali correzioni.
2.

Attuare un programma di rafforzamento muscolare generale, con una particolare attenzione al potenziamento eccentrico degli adduttori. La funzionalità degli esercizi eccentrici è gia stata dimostrata per le tendinopatia al tendine d'Achille; l'utilità di questo metodo anche per la prevenzione della pubalgia nasce dal fatto che sembra che spesso la causa scatenante della pubalgia sia una distrazione muscolo-tendinea in prossimità dell'inserzione del pube. Queste esercitazioni eccentriche (affondi laterali, uso di elastici, ecc.) per gli adduttori (le cui modalità biomeccaniche sono ovviamente diverse da quelle della tendinopatia all'achilleo) devono comunque essere effettuate sotto la supervisione di personale esperto e qualificato.

Bibliografia



[1] Benazzo F, Cuzzocrea F, Mosconi M, Zanon G. La pubalgia del calciatore.

[2] Holmich P, Uhrskou P, Ulnits L, Kanstrup IL, Nielsen MB, Bjerg AM, Krogsgaard K. Effectiveness of active physical training as treatment for long-standing adductor-related groin pain in athletes: randomised trial. Lancet. 1999 Feb 6;353(9151):439-43.

[3] Niccolai R. Il diassetto del bacino e le sue complicanze. Notiziario del Settore Tecnico. 2004 N°6; 17-27.

Gli ischio-crurali del calciatore

di L. Melli - Copyright by THEA 2005



Gli ischio-crurali (posteriori della coscia) sono i muscoli più colpiti da lesioni muscolari durante il campionato; la casistica di questo tipo di infortunio [2] permette di comprendere alcuni meccanismi fondamentali:

1.

La maggior parte di questo tipo di lesione avviene durante la corsa; il 20% durante lo stretching!
2.

Le recidive a seguito di stiramenti ai posteriori della coscia sono le più frequenti e possono essere associate a piccole calcificazioni.
3.

È un infortunio da non-contatto, quindi la causa principale non sono gli scontri di gioco; questo fattore è importante perché indica come la prevenzione possa avere un ruolo fondamentale nel diminuire questo tipo di infortuni e le recidive.
4.

Gli ischio-crurali, rispetto ad altri muscoli utilizzati durante la corsa, sono quelli che per primi vanno incontro ad affaticamento.

Questi dati permettono di comprendere come sia importante la prevenzione, la riabilitazione e lo svolgimento dello stretching in maniera corretta per la salvaguardia dell'integrità di questi muscoli.



Gli ischio-cruraliDurante la corsa, nella fase finale della sospensione (vedi figura a fianco), gli ischio-crurali sono sottoposti a un'elevata sollecitazione eccentrica (cioè vengono allungati velocemente mentre si contraggono), mentre, appena il piede appoggia al suolo (cioè immediatamente dopo) passano immediatamente alla fase concentrica;





l'insieme di queste 2 fasi (molto brevi e successive) è considerato il momento critico per l'infortunio agli ischio-crurali.



In altre parole può essere considerata la fase di corsa lanciata alla massima velocità il momento più probabile nel quale possono verificarsi infortuni ai posteriori della coscia; la probabilità è maggiore se si è affaticati.

Durante la corsa in accelerazione la velocità è inferiore, per cui la probabilità di infortunio è minore. Altro caso in cui i posteriori della coscia sono molto sollecitati è il calcio al pallone, infatti, i giocatori che si lesionano gli ischio-crurali sentono fastidio anche nel calciare il pallone.

Tutte queste considerazioni permettono di trarre tre importanti conclusioni sia per gli allenatori che per i calciatori:

1.

È sconsigliato l'allenamento di velocità su distanze superiori ai 15-20 m (cioè con una fase lanciata impegnativa) quando si è affaticati!
2.

Dopo diverse ripetizioni alla massima velocità, per distanze superiori ai 15-20 m, sono sconsigliate esercitazioni che impegnano in maniera significativa la muscolatura degli ischio-crurali; in questi casi sarebbe da preferire il lavoro tecnico-tattico, il lavoro per la potenza aerobica o partitelle in campi di dimensioni ridotte.
3.

La prevenzione e la riabilitazione delle lesioni ai posteriori della coscia deve arrivare gradualmente a sollecitazioni eccentriche ad alte velocità, proprio per rinforzare la muscolatura nelle condizioni biomeccaniche più sfavorevoli che si incontrano durante la partita.

Esercitazioni per la prevenzione delle lesioni e le recidive agli ischio-crurali.

1.

Dalla posizione di partenza della figura 1 salire con il bacino come nella figura 2 e scendere nuovamente. I movimenti le prime volte devono essere lenti e controllati; si può cominciare da 5 serie da 20 ripetizioni con recupero di 1' tra le serie. Si può incrementare il numero di ripetizioni (aumentando anche la velocità dei movimenti) di 3 volte a seduta fino ad arrivare a 35, poi si passa all'esercizio successivo.



Esercizi per gli ischio-crurali
Esercizi per gli ischio-crurali
(figura 1) (figura 2)



2.

Stessa modalità dell'esercizio precedente, ma con l'utilizzo di una gamba alla volta; 5 serie da 15 ripetizioni per gamba con recupero di 45"-1' tra le serie; si parte sempre da movimenti lenti e controllati e con il passar delle settimane si aumenta il numero di ripetizioni (3 per ogni seduta) per serie e la velocità d'esecuzione; l'importante è utilizzare movimenti sempre molto ampi.

Quando farli

La pratica di queste esercitazioni è consigliata a tutti quei calciatori che soffrono frequentemente di stiramenti, contratture e affaticamenti agli ischio-crurali; non è consigliabile eseguirli in presenza di una lesione. Inizialmente è consigliabile svolgerli 2-3 volte la settimana stando attenti a non eseguirli con i muscoli affaticati da un allenamento, da una partita e dalle precedenti esercitazioni.

Quando si riescono a effettuare 30-40 ripetizioni con una sola gamba (esercizio 2) si può passare al mantenimento limitandosi a una volta a settimana, ma senza più incrementare il numero delle ripetizioni.



Riscaldamento ed esercizi complementari

Il riscaldamento va effettuato in maniera meticolosa; 8-10' di lavoro aerobico di intensità progressiva (corsetta, cyclette, salire/scendere le scale, ecc.), un po' di mobilità articolare (evitando lo stretching statico), qualche balzo sul posto o qualche allungo e si può iniziare; è consigliabile effettuare una prima serie (non includendola nelle 5 dell'esercitazione) con un basso numero di ripetizioni.

Esercizi complementari importanti sono quelli di potenziamento per gli addominali; in abbinamento a questi, è possibile fare facoltativamente anche affondi sagittali su una gamba, piegamenti sulle braccia e saltelli a gambe tese.

La biomeccanica dei posteriori della coscia è discussa nell'Area Rossa; per il calciatore è importante aggiungere che la linea di azione di questi muscoli (nei confronti del ginocchio), è parallela a quella del crociato anteriore [1]. Ciò può favorire la protezione di un legamento (proprio il crociato anteriore del ginocchio) che se rotto, necessita di diversi mesi di riabilitazione dopo l'intervento.

2 commenti:

  1. si mi frà,oramai sei il mio mito.......... ma se nn vieni a sciare ti spezzo gli arti inferiori da molleggiato!!!!
    ps... i miei scarponi hanno 4 viti micrometrike

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  2. SEI UN MITO....
    NON ANDARE A SCIARE...NON E' COSA TUA...

    UN'AMICO....

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